Giovedì 7 marzo alle ore 17,30 presso i locali di Osteria del Gatto in piazzale Alessandro Volta, il circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico, in collaborazione con i circoli della zona eugubino-gualdese, organizza un incontro pubblico sul tema “L’autonomia regionale differenziata. L’Italia non si taglia”.
Il pomeriggio si aprirà con i saluti istituzionali di Alessandro Moretti, presidente provinciale delle Acli di Perugia, cui seguiranno gli interventi dei relatori Antonio Russo, vice presidente nazionale delle Acli con delega alla coesione territoriale, e di Franco Ciliberti, già deputato della Democrazia Cristiana. Modererà l’incontro il professor Mario Tosti, ordinario di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Perugia.
Nelle scorse settimane il Senato ha dato il via libera al disegno di legge che detta le disposizioni per l’attuazione di questa riforma che segnerebbe un cambiamento sostanziale in riferimento alle materie di competenza esclusiva dello Stato.
Ciascuna Regione avrà quindi maggiore autonomia su diversi ambiti, ma che dovranno comunque essere garantiti dei Lep (livelli essenziali di prestazione), ossia degli standard minimi dettati dallo Stato e rispettati a livello locale.
Il compito di definirli spetta esclusivamente allo Stato, ma la loro realizzazione compete anche ai diversi enti territoriali, ovvero alle Regioni, alle Province e ai Comuni. Per essere correttamente compresi, i Lep vanno necessariamente inquadrati nella vasta e complessa riforma che in Italia, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, ha interessato il Titolo V della Costituzione, ovvero la riforma con cui, abbandonando la concezione sostanzialmente centralistica dell’amministrazione statale, si è passati ad un sistema in cui sono state fortemente potenziate le varie autonomie territoriali, attuando quel principio di sussidiarietà recepito dalla sempre più presente normativa europea.
Una riforma che prova a dare maggiore autonomia a livello regionale, ma che, evidenzia chi critica la riforma, potrebbe rischiare di allargare ulteriormente il dislivello tra le regioni più ricche e quelle meno, tagliando di fatto in due il Paese.