Sabato 2 marzo è stata svelata una targa sul luogo di nascita di Matteo da Gualdo, all’inizio di via Mastro Giorgio.
Il pannello esplicativo didattico e museale fa parte del progetto “Sulle orme di Matteo da Gualdo” e illustra non solo il pittore, ma anche il quartiere di San Martino nel Quattrocento.
Alla cerimonia ha fatto seguito, nella vicinissima ex chiesa di Santa Chiara sede del Gruppo Sbandieratori di Gualdo Tadino, una breve conferenza sull’artista gualdese e sul ruolo che ha assunto nel tempo.
Dopo i saluti istituzionali, il curatore del progetto Matteo Bebi ha ripercorso la vita dell’artista, concentrandosi soprattutto su alcuni documenti d’archivio, attraverso i quali si è potuta ricostruire la storia del quartiere – anche sede dell’Ospitale di San Giacomo, del Rettorato delle Arti, e quindi delle diverse proprietà del maestro del Rinascimento Eccentrico – e su alcuni confronti tra i dettagli delle opere di Matteo da Gualdo e di altri artisti che orbitavano attorno al mondo del Rinascimento padovano, detto anche “archeologizzante”, tra cui Bernardo Parentino, Marco Zoppo, Carlo Crivelli, e quindi il più che noto Andrea Mantegna. Un confronto che ha permesso di cogliere l‘apertura della cultura gualdese in quell’apice quattrocentesco.
Un mondo travagliato eppure ricco di esperienze. Confronti, documenti, nomi e similitudini che, come hanno ribadito lo stesso Bebi e la professoressa Patrizia Dragoni, portano a pensare ad una permanenza dello stesso Matteo a Padova, forse per motivi di studio e in giovane età.
Il pomeriggio è quindi proseguito con l’intervento proprio della professoressa Dragoni, docente di Museologia e critica artistica e del restauro presso l’Università degli Studi di Macerata e già curatrice della mostra, insieme alla professoressa Eleonora Bairati, tenutasi nel 2004 presso la Rocca Flea.
Dragoni ha ribadito l’importanza del confronto tra il tardogotico di Matteo da Gualdo e il recupero dell’antico, tipica cifra del mondo artistico padovano, e ha quindi ripercorso le tappe della nascita di un mito: la riscoperta del pittore nell’Ottocento gualdese e il graduale attaccamento alla sua figura da parte di tutta la cittadinanza, anche al costo di privarsi di importanti somme di denaro, in tempi in cui le opere venivano vendute per sovvenzionare infrastrutture e servizi.
Gualdo Tadino non si priva mai del suo Maestro. Una Gualdo che mostra ancora il suo impianto duecentesco, federiciano, approfonditamente studiato dall’architetto Nello Teodori e ribadito anche in questa sede sia dal curatore sia dall’archeologo e medievista Stefano Bordoni, grazie al quale si è potuta anche meglio apprezzare la splendida sede degli Sbandieratori, Santa Chiara, scrigno di storia e luogo fiabesco, nonché “leggere” le tracce del passato che permangono nei vicoli adiacenti.
Il dottor Daniele Amoni ha quindi chiuso gli interventi, moderati dalla professoressa Elisabetta Scassellati, illustrando le suggestive immagini del quartiere nei primissimi anni del Novecento: attraverso il catasto gregoriano e lo scorrere del tempo si è potuto vedere dove è cambiato il quartiere di San Martino.
“Una prima prova di cartellonistica didattica funzionale al percorso intermuseale che già lega il polo di Gualdo Tadino, il Museo Diocesano e Cripta di San Rufino di Assisi, i Musei di Nocera Umbra, Sigillo, Casacastalda e San Pellegrino, e quindi di abbinata conferenza esplicativa che mi rende orgoglioso – ha detto il curatore – perché la risposta della cittadinanza è stata vera e sentita, segno di un crescente interesse e avvicinamento ad un mondo che non ci è affatto lontano. Gli abitanti della via, soprattutto, sono arrivati insieme, entusiasti di rappresentare l’ultimo anello di una narrazione antica e di custodire una memoria importante. Queste cose scaldano il cuore e sono davvero il fine ultimo del progetto: insieme alla didattica, allo studio e alla fruizione turistica, è fondamentale la componente collettiva, il riconoscersi in quei luoghi e in quei personaggi, cogliendo anche un più alto e allargato panorama che legava quegli uomini ad una cultura italiana della quale Gualdo era pienamente interprete. La sorpresa e l’emozione di sono ampiamente condivisi. Ci si riscopre parte di un tutto.”
Il progetto, iniziato nel 2022, e che prevede di ampliarsi ulteriormente in questo 2024, ha già ottenuto una risonanza nazionale ed è stato scelto tra i candidati al Premio Italia Medievale. Si può votarlo nella sezione “G” (multimediale), dello stesso sito Premio Italia Medievale.