La ripulitura del fiume Feo, nei pressi del quartiere Biancospino, diventa oggetto di polemica e accuse di danno ambientale da parte della naturalista Mara Loreti.
“Sono stati distrutte decine e decine di animali che abitavano la zona ripariale del fiume Feo e decine di nidi, distrutti anche a terra. Al tramonto solo uccelli disperati alla ricerca inutile della loro casa”, scrive in un comunicato la ricercatrice gualdese.
Per Mara Loreti “la vegetazione spontanea che si insedia lungo le rive dei fiumi, torrenti e ruscelli chiamata “ripariale”, composta oltre che da pioppi e salici da olmo, sambuco e acero campestre, è “una componente fondamentale degli ecosistemi fluviali e ha caratteristiche molto particolari, acquisite nel corso dell’evoluzione naturale in prossimità all’acqua. Parliamo infatti di piante che hanno la capacità di avere il proprio apparato radicale in immersione perenne o per lunghi periodi nell’acqua, senza che le radici marciscano, e per questo vengono chiamate “freatofite”. Piante con flessibilità estrema dei rami e dei giovani tronchi, con la loro resistenza eccezionale alla trazione (vale a dire allo strappo), con solido ancoraggio a terra garantito da apparati radicali assai sviluppati.”
“Se non ci fosse questa vegetazione unitamente a quella erbacea che ha le medesime caratteristiche – scrive ancora Loreti – i nostri corsi d’acqua apparirebbero come desolati canali. La vegetazione riparia svolge diverse funzioni essenziali negli ecosistemi acquatici. Innanzitutto è un efficace filtro-tampone protettivo della qualità dell’acqua. La vegetazione è un autodepuratore di inquinanti diffusi che vengono intrappolati, degradati come i metalli pesanti e i composti azotati. Un fiume che ha la sua vegetazione integra presenta generalmente acque limpide prive di inquinanti.”
Oltre a fungere da alimentazione per gli animali che vivono in quelle aree – evidenzia la naturalista – sono anche l’habitat di libellule, effimere, svariate famiglie di ditteri, ma anche di vertebrati come rane, rospi e salamandre, molti rettili, specie ittiche come gamberi e trote e rifugio per topi, ghiri, donnole, volpi e ricci.
“Sono corridoi ecologici naturali del territorio per i mammiferi lungo le sponde, per l’avifauna migratrice che memorizza, per orientarsi, le linee dei corsi d’acqua come riferimenti geografici, mentre all’interno delle acque il corridoio fluviale consente le migrazioni interne dei pesci”, conclude Mara Loreti.