L’impressionante, colossale, unica e praticamente sconosciuta fortezza di Fenestrelle, la congiura che si perpetrò al suo interno, i misteri per decenni taciuti ai suoi piedi, le tante, troppe verità soggettive, manipolate a seconda delle convenienze sulle singole storie dei protagonisti, sul loro vissuto intimo e personale, intrecciate con la “grande Storia” sulle complesse vicende legate all’Unità d’Italia, anche a distanza di tanto tempo.
Potrebbero sembrare riflessioni poco adatte alle alunne e agli alunni della Scuola Primaria di Primo Grado, eppure è anche e soprattutto di questi argomenti che si parlerà in un breve ciclo di due incontri, organizzati dall’Istituto Comprensivo Statale di Sigillo, nei quali le ragazze e i ragazzi dialogheranno con l’autore di “Calce viva”, l’ultimo romanzo, in ordine di tempo, scritto da Mario Fioriti e pubblicato da Diadema Edizioni.
Venerdì 10 maggio nel plesso di Fossato di Vico e giovedì 16 in quello di Sigillo, Fioriti ascolterà le opinioni di quello che lui stesso definisce “il più attento e imprevedibile degli osservatori, quello che decide di leggerti a quell’età.”
“Non me lo aspettavo – afferma l’autore che non è la prima volta che si confronta con un pubblico come questo – In passato ho avuto un’altra esperienza con alunni di questa età, ma era un libro completamene diverso, con ambientazione di fantasia, nel quale si parlava di amicizia, del valore della tolleranza, dell’assurdità della guerra e i protagonisti erano tutti giovani e giovanissimi, ci poteva anche stare. Questa volta resto stupito di come queste ragazze e questi ragazzi si siano potuti interessare a un testo del genere, un racconto articolato, basato su due livelli temporali, che parte dagli anni antecedenti la Prima Guerra Mondiale per tornare ancora più indietro, al periodo burrascoso e controverso dell’Unità d’Italia, sullo sfondo delle vicende realmente accadute ma terribilmente romanzate nella fortezza/prigione alpina di Fenestrelle, in Piemonte, ancora oggi definita arbitrariamente antesignana del lager di Auschwitz. Tutto ciò va a loro merito, evidentemente, del corpo insegnante e degli alunni, per cui il mio libro mi auguro sia un buon pretesto per un approfondimento, del quale mi sento sinceramente onorato.”