Alle 1:42 di mercoledì 1 maggio San Pellegrino per la 1020esima volta ha innalzato il pioppo nel centro del paese.
Un lungo applauso ha salutato il Maggio che da questa notte e per tutto il mese corrente mostrerà la sua imponenza di oltre trenta metri sulla piazza principale di San Pellegrino, testimonianza di una tradizione ultramillenaria ininterrotta di un popolo in onore del proprio patrono, che affonda le sue radici nel Basso Medioevo.
E’ stata una notte con tantissima gente che la sera del 30 aprile ha raggiunto la frazione di Gualdo Tadino per assistere alla Festa, raccontata in diretta da Erreti.
I maggiaioli o “lupi” sin dalle 17,30 avevano lasciato il paese con lo “sterzetto” (il carro destinato a trasportare gli alberi) diretti verso la zona di Purello dove il capomaggio Paolo Volpolini aveva individuato il pioppo principale, su cui poi verrà stato innestato un albero più piccolo a simboleggiare la punta fiorita del bastone del pellegrino, con in cima una bandiera con i colori biancoverdi del paese.
Intorno alle 22 il ritorno di corsa a San Pellegrino, salutato dai fuochi d’artificio e dall’entusiasmo dei presenti. Da lì, con l’utilizzo di asce, è iniziata la ripulitura e la fase di giuntura dei due alberi prima di avviare la lunga operazione di innalzamento, avvalendosi esclusivamente di scale e funi utilizzate con enorme maestria. Un’ascesa verso il cielo in un silenzio quasi irreale dove si potevano sentire nitidamente i comandi del Capomaggio. Un rituale millenario tra sacro e profano, capace ogni anno di mantenere inalterato il proprio fascino.
Dopo quasi quattro ore l’alzata si è conclusa, salutata da altri fuochi d’artificio tra l’entusiasmo e gli abbracci dei tanti maggiaioli, tutti rigorosamente in abito “villico”, capaci ancora una volta di portare a termine senza la minima sbavatura un’operazione lenta, delicata e complicata e di proseguire così una tradizione unica e sempre affascinante.