Ecco il volto del Beato Angelo

Il Beato Angelo ora ha un volto, che potrebbe essere particolarmente vicino a quello reale.

In una gremita Sala della Città della Rocca Flea, il Comitato per i festeggiamenti del Settimo Centenario della morte del patrono di Gualdo Tadino ha organizzato questo incontro che il presidente Carlo Catanossi ha definito uno dei momenti più importanti di questo anno giubilare.

Hanno portato i loro saluti il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, e il vicario foraneo di Gualdo Tadino, don Michele Zullato. Giuseppe Ascani, coordinatore de Comitato, ha letto un messaggio inviato dal vescovo diocesano Domenico Sorrentino, che in questi giorni si trova fuori dall’Umbria.

In seguito alla ricognizione canonica, la ricostruzione scientifica del viso è stata effettuata dal professor Fabio Cavalli, uno dei massimi esperti in questo campo. Ha ricostruito, tra gli altri, i tratti del volto dei Conti Fredrick II e Ulrick I di Celje (SLO), di Guecello II Conte di Prata, della cosiddetta “Sciamana dall’occhio d’oro” (III millennio a.C.) da Shahr-i Sokta (Iran).

Il tutto partendo, come detto, dalla ricognizione canonica delle spoglie mortali del Beato effettuata due anni fa da Agata Lunardini e Simona Minozzì dell’Università di Pisa unitamente a Lara Simonaitis. Lo studio approfondito ha coinvolto università, laboratori e scienziati a livello internazionale, oltre all’ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino dove è stata effettuata la Tac da cui è partita anche la ricostruzione facciale.

Gli studi bioarcheologici, su cui hanno relazionato approfonditamente le dottoresse Lunardini e Minozzi, hanno anche confermato ciò che è riportato nei documenti storici e quello che la tradizione orale e scritta ha tramandato fino ai giorni nostri: al momento della morte l’età era quella di un uomo tra i 55 e i 65 anni (Angelo ne aveva 54), era alto 1 metro e 65 cm (un’altezza nella media dell’epoca), era affetto da artrite e con le anche sofferenti a causa del molto camminare (con il solo pellegrinaggio da Gualdo a Santiago de Compostela Angelo e ritorno aveva percorso più di 4.000 chilometri), aveva tracce di cenere nei tessuti corporei (la tradizione narra che il Beato si cibasse anche di cenere), ma era comunque ben nutrito. E anche di questo si parla nella “legenda”: i gualdesi erano soliti portare cibo a quell’eremita particolarmente amato dalla popolazione poichè sempre prodigo di consigli e preghiere.

Poi lo svelamento del volto, in due versioni: con e senza barba. E’ il volto di uno di noi, e questo ce lo fa sentire ancora più vicino” ha commentato in chiusura il presidente del Comitato Carlo Catanossi, che ha ricordato che il 15 giugno verrà inaugurata una icona in una “porta del morto” in via Cesare Battisti in onore della Virgo Fidelis dei Carabinieri con raffigurati il Beato Angelo e l’eroe Salvo d’Acquisto, cui seguirà un concerto della Banda dei Carabinieri nel parco della Rocca Flea, mentre a settembre si terrà l’eccezionale processione dell’urna del Beato Angelo per le vie della città.

Le immagini del volto del Beato Angelo saranno esposte per alcuni giorni nelle Basilica Cattedrale di San Benedetto.

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Redazione Gualdo News
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