“Quando Catia era la mia diva hollywoodiana”

Ieri la tragica scomparsa di Catia Calisti, artista e insegnante. Nel 2022 Emiliano Pinacoli dedicò parte di un capitolo del suo libro “Viva la scena vivace” (Diadema Edizioni) alla partecipazione della cantante gualdese alla celebre trasmissione Rai Fantastico 6


Le serate della mia infanzia erano le risate e le chiacchiere con le mie prozie, i miei nonni e la tv era un grande focolare per tutta la famiglia. Di quelle sere ricordo soprattutto i mega show con i balletti, i costumi e le scenografie sgargianti e sontuose. Al Paradise, Viva le Donne, Premiatissima, e tanti altri, erano programmi in cui si sognava letteralmente.

Ce n’era però uno che era il varietà tv degli anni Ottanta per eccellenza, il più ricco e sgargiante. Sto parlando di Fantastico, che il sabato sera teneva ipnotizzata una nazione intera.

Verso la fine del 1985 iniziò a girare la voce che una delle protagoniste della nuova edizione di Fantastico fosse proprio una gualdese. La mattina a scuola era tutto un fermento. «Ma sì! Ci sarà proprio lei, Catia Calisti. E io la conosco, perché mamma è la sua maestra» bisbigliava una mia compagna di classe. «Chi? Catia Calisti? Ma quella che ha il fratello di sopra in terza media?» le rispondeva un’altra. Praticamente non si parlava d’altro e infatti nella prima puntata eccola in tv!

Quell’anno a Fantastico c’era una sorta di gara tra giovani talenti di arte varia tra cui ricordo anche una coppia di circensi. Catia era stata scelta tra tanti provinanti in veste di cantante e quindi ebbe l’opportunità di far conoscere a tutta Italia la sua voce. Fu così che tutti i sabato sera Gualdo Tadino era nominata in diretta tv nazionale nientepopodimeno che dalla voce di “sua maestà televisiva” Pippo Baudo. E non era uno scherzo!

Puntata dopo puntata, la giovane Catia raccolse sempre più consensi, tanto da arrivare in finale. In quei primi giorni del 1986 tutto ciò riusciva a tenere unita una città intera. Per me la sua partecipazione a Fantastico è stato il ponte tra la mia realtà e qualcosa di incantato. Vederla salire sul palco dopo Simon le Bon e Nick Rhodes dei Duran Duran e altri ospiti internazionali, sentirla duettare con Anna Oxa… era stupefacente. Lei, una ragazza poco più grande di me e mia concittadina, che aveva come accompagnatore seduto tra il pubblico il mio professore di musica Felice, mi faceva sentire più tangibile quel mondo che esisteva solo sullo schermo e che per me era stato sempre e solo fiabesco ed irreale.

Ad un tratto un sogno. Qualcosa di incredibile. Nella serata conclusiva di Fantastico, il giorno della Befana, Catia Calisti vince e attira su di sé tutta l’attenzione della stampa e dei vari rotocalchi specializzati. Ormai era diventata una pop star degli anni ‘80 anche lei, come Madonna e Prince. Esagerato? Non lo so, ma certamente a Gualdo fu così.

Pochi giorni dopo la sua vittoria, me ne stavo andando a fare una passeggiata verso piazza, quando all’altezza del bar Paciotti vedo alcune tipe che correvano e gridavano: «C’è Catia! C’è Catia!». Infatti era così. Da un’auto bianca scese proprio lei per andare non ricordo se in farmacia o all’edicola Zuccarini. Aveva radunato un discreto numero di persone che le stavano intorno ferme ed inebetite a guardarla. Ad un certo punto uscì dal negozio accompagnata da un signore elegante in giacca e cravatta, salutò tutti con la mano, salì in macchina e se ne andò. Sembrava una scena da Hollywood, invece era la piazza di Gualdo.

La prima uscita pubblica dopo la vittoria a Fantastico, Catia Calisti la fece proprio a Gualdo, cantando alcune canzoni al Gigolò in occasione del “Veglione Rosso”. Quella del veglione era una situazione molto anni ‘70, tipica della provincia. Prima dell’avvento delle discoteche, i veglioni erano serate danzanti molto partecipate, di cui ho sentito tante storie, tutte colorate e veraci. Ovviamente il Veglione “Rosso” era organizzato dal Partito Comunista, che in passato aveva portato a Gualdo i Ricchi e Poveri, in una serata gremitissima.

Neanche a dirlo mio padre era uno degli organizzatori e quella sera al concerto di Catia c’ero anche io. La nostra beniamina cantò qualche pezzo con le basi e poi sedette in un angolo fuori dal camerino per firmare autografi. Subito si radunò una grande fila di gente che premeva per farsi firmare una foto che un signore distribuiva a tutti. Era una cartolina con la sua immagine con indosso un maglioncino di lana blu con delle farfalline ricamate e un guanto uguale al maglione. Sul retro la scritta: “Katia Kalisti, Fantastico 6”. Anch’io presi la cartolina e mi misi in fila. Non era la prima volta che chiedevo un autografo, era già accaduto ai Salesiani nel 1984, quando arrivò la Nazionale Militare di Calcio dove giocavano Aldo Serena, Beniamino Vignola e Daniele Massaro, tre giocatori di serie A. Però li lo feci perché lo facevano tutti, invece stavolta fu una cosa mia. Arrivò il mio turno e Catia mi chiese come mi chiamavo. Scrisse “A Emiliano con tanto affetto” poi la firma. Appesi quella fotografia sulla grande spalliera di legno del letto, accanto a quella di James Dean. Una cosa che a pensarci ora trovo buffissima, ma a tratti anche dolce.

Sembrava che Catia Calisti avesse la strada spianata verso le nuove proposte di Sanremo 1986. Come mai al Festival ci finì Anna Bussotti, l’altra finalista di Fantastico 6, per me resta ancora uno dei grandi enigmi degli anni ‘80.

Articolo precedenteCatia Calisti, da Fantastico alla didattica musicale: ricordo di un’artista amata da tutti
Articolo successivoPresentati i percorsi del “Cammino degli Eremiti” ideati dal Masci di Gualdo Tadino
Redazione Gualdo News
Gualdo News è il nuovo portale di informazione 2.0 della città di Gualdo Tadino.