PILLOLE DI MADE IN GUALDO: “La favola della Vis”

Questa è una rubrica dedicata alla riproposizione di articoli pubblicati dal nostro periodico cartaceo “Made in Gualdo”, edito dal 2012 al 2016.
Sono tanti i lavori giornalistici contenuti nel magazine che a nostro avviso meritano una seconda vita con la pubblicazione sul sito di Gualdo News.
Oggi è il turno di un articolo pubblicato nel 2014 e che racconta la storia della VIS Basket Gualdo, che negli anni Ottanta si ritrovò ad un passo dalla serie A1.

LA FAVOLA DELLA VIS – di Marco Gubbini (Made in Gualdo n. 10 – dicembre 2014)

«Ma che caz….!!» Attimi di silenzio da parte del radiocronista. In sottofondo per qualche attimo solo il fragore di un palasport ribollente. «Scusate l’interruzione! Nell’esultare, il tecnico mi ha portato via tutto. Cuffie dalla testa, microfono dalle mani. Tutto».
Era fine maggio del 1986. Il radiocronista era Mauro Mancinelli, che della squadra di cui stava raccontando le gesta era anche direttore sportivo. Il tecnico era l’autore di questo articolo, giovane collaboratore di Radio Tadino alla sua prima trasferta importante. Il palasport era quello di Reggio Calabria, ad esser precisi Péllaro, dove la squadra di una piccola grande città, contendeva la serie A femminile di basket a una grande grande città.
L’aereo con a bordo i tecnici della radio era decollato la mattina da Roma. Pullman fino all’aeroporto e tappa a Perugia per caricare tre giocatrici che non erano partite il giorno prima con il resto della squadra. Con loro anche il presidente Sergio Morbidelli, ma soprattutto il carico di speranze di un’intera città.

Quella gara di spareggio la perdemmo. Vincemmo poi in casa, ma qualche giorno dopo nello stesso luogo dove il sottoscritto aveva interrotto la diretta strappando tutto di dosso al povero radiocronista/ds, un luogo diventato nel frattempo ancora più incandescente, in serie A2 ci andò Reggio Calabria. Seguita tre mesi dopo… da noi.
Sì, perché la massima serie ce la dettero comunque, grazie ad un ripescaggio più che meritato, dato che pensiamo fosse stato più che sufficiente aver vinto il campionato, la poule promozione e aver perso solo ai playoff con Reggio Calabria. Le regole del basket non sono sempre splendide come la stessa disciplina, ma nell’anno di grazia 1986 lo sport, a Gualdo Tadino, ottenne giustizia.

Molti conosceranno la storia che ci accingiamo a raccontarvi, ma i più giovani forse no.
Prima ancora del Gualdo che nel calcio si fece e ci fece conoscere in tutta la penisola, c’era una piccola società che raggiunse l’olimpo del basket femminile sul finire degli anni ’80.
L’inizio di quell’escalation assomiglia a una delle tante favole che lo sport ci regala e che a Gualdo Tadino ogni tanto trovano il terreno giusto per crescere prosperose. Ve la raccontiamo in breve e senza fare molti nomi; primo per non far torto a nessuno, secondo perché tantissimi furono gli eroi che misero in società e sul parquet passione, sudore, tempo e soldi per far vivere alla città un’avventura incredibile. Quando si parla di passione, motore vero di queste storie in posti piccoli come il nostro, si pensi solo a Mauro Mancinelli, che per anni e anni scrisse rigorosamente a penna gli articoli delle partite per il giornale radio!

Tutto inizia all’interno dell’Istituto Bambin Gesù, come luogo anche ricreativo delle ragazze che frequentano la scuola. Poi un campo all’aperto, quello dell’oratorio salesiano, in cui le giocatrici, con il caldo e con il freddo, corrono e sudano con la forza di quando ti spinge lo slancio e l’impeto della gioventù.
Nel 1980 si decide di crescere e nasce l’Unione Sportiva Vis, che partecipa al campionato di Promozione. L’anno successivo è già secondo posto, grazie anche agli innesti di giovanissime gualdesi come Piccarelli, Boldorini e Passeri. L’anno dopo ecco la serie C: totale dominio del campionato – 14 partite vinte su 14 giocate – e vittoria dei playoff su Osimo.
Un campionato di rodaggio e poi, nel torneo 1983/84 arriva la serie B, conquistata sul parquet del Sadat Pesaro: il naturale seguito di una stagione dominata dall’inizio alla fine. Anche il settore giovanile è ai vertici del basket regionale e interregionale. 

Una fucina di talenti talmente grande che se in Umbria dovevi dire “basket”, dicevi Gualdo. E quando metti in campo tanta capacità, tanta voglia di fare e tanto sentimento, succede che i sogni diventano realtà.
La Vis, col nome di Skipper’s, raggiunge la serie A nel 1986, esaltando un mare di tifosi e facendo sembrare piccolo da morire l’allora ‘nuovo’ palazzetto Carlo Angelo Luzi. In una partita conro il Bari i gualdesi stipano uno scatolone che sembra scoppiare. Difficile venire a vincere qui da noi, dove si hanno mille e più gole che ti urlano a pochi centimetri, quando sembra quasi di sentirli i mille e più cuori pulsare all’unisono. Infatti non ce la fa nessuno e vinciamo sempre noi.
Non finisce mica qui. La notizia del ripescaggio in A arriva, pensate, la settimana stessa dell’inizio del campionato. Il telegramma si congratula con la società e ricorda anche che da lì a poche ore le avversarie sarebbero state le venete del Quarto D’Altino!
Allora che si fa? Si inizia con la frase più in voga tra i neopromossi: “L’obiettivo è un campionato tranquillo”. Detto-fatto e infatti la serie A2 è una cavalcata tranquilla verso la conquista della poule A1 grazie ad una squadra fantastica, trascinata da un pubblico incredibilmente caloroso che si fa conoscere in tutta Italia. L’inizio dei playoff è da urlo: una vittoria a Palermo. Poi il sogno rimane tale con tre sconfitte consecutive.

Seguono altri due anni di A2 e poi, dopo un cambio ai vertici della società, un declino che porta a una serie di retrocessioni, ma non fa morire l’apporto degli appassionati. La squadra colleziona ben 42 sconfitte consecutive tra B e C; un record, ma nulla è abbandonato, tanto che successivamente altri uomini di buona volontà ricominciano ad accendere il motore dell’auto e a ripartire. Oggi si sta ridando lustro con ottimi risultati e lanciando diverse ragazze.
Nel frattempo lo sport è cambiato. La pay tv? Internet? Non si sa. Chissà, se dovessero succedere questi eventi ora, se ci sarebbe lo stesso entusiasmo, perlomeno dal lato numerico? Chissà se il Gualdo Calcio, dovesse ripetere oggi lo spareggio di Pescara, sarebbe seguito da quelle quattromila persone? Chissà a rigiocare quella poule A1 che incendiava il palazzetto, se l’intensità del tifo sarebbe lo stesso di quei magnifici anni ’80?
La perdita di entusiasmo nello sport è una strana involuzione, che va di pari passo con la perdita del valore che diamo alle radici da cui prendiamo linfa. E pochi ne sono immuni. Resta comunque il ricordo di un periodo magico e di uno sport che univa una comunità intera, che nell’ora e mezzo della gara lasciava fuori i problemi individuali, dedicava il cuore a spingere quella palla a spicchi verso il canestro e per farlo usava un’arma micidiale: il senso di appartenenza.
Il miraggio della serie A1 rimase tale, ma resta comunque una bella storia che la città terrà per sempre nello scrigno delle cose belle. E forse alla fine è andata anche bene com’è andata, perché è meglio che ci sia sempre qualcosa da sognare.

Marco Gubbini (2014)

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Redazione Gualdo News
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