Martedì 8 ottobre gli alunni delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado “Francesco Mari” di Nocera Umbra e “Mons. Mario Sensi” di Valtopina hanno incontrato il regista Paolo Bianchini e la produttrice cinematografica Paola Rota di Alveare Cinema per un’attività didattica di cineforum con la visione del film “La grande quercia”, che il regista sta presentando in questi giorni alla manifestazione “Campi Film Festival”.
La rassegna cinematografica, che si tiene in questi giorni in alcune località dell’Umbria con il patrocinio, tra le altre istituzioni, della Regione Umbria e della Provincia di Perugia, ha fatto tappa anche presso la sede scolastica di Nocera Umbra su invito del dirigente scolastico Leano Garofoletti e delle docenti di Lettere che hanno accolto con grande favore l’iniziativa.
L’obiettivo è gettare un ponte tra le generazioni attraverso alcuni spunti di riflessione che scaturiscano dalla visione di film particolarmente significativi, allo scopo di ricreare quella connessione tra giovani e anziani.
Il novantunenne regista romano ha presentato ai ragazzi la sua opera, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, precisando che le vicende narrate sono liberamente ispirate alla sua esperienza di bambino di sei anni di età durante la seconda guerra mondiale.
Il film racconta la vita in famiglia con i fratelli compagni di giochi, la madre musicista e il padre medico antifascista, il suo difficile inserimento nella scuola dell’epoca fascista, la guerra, la fuga da Roma, i bombardamenti, la fame, la terribile situazione vissuta all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre che lo ha portato, pur essendo ancora piccolo, ad essere malmenato da un soldato tedesco che poi gli ha sparato quando lui è riuscito a fuggire, ferendolo con una pallottola a un orecchio.
Viene anche narrata la tragica storia di suo zio Mariano Buratti, insegnante e figura di spicco dell’antifascismo viterbese, fucilato dai nazifascisti a Roma.
La grande quercia, il maestoso albero nei pressi della sua casa nella campagna di Viterbo, è testimone silenzioso di queste vicende e rappresenta il simbolo degli affetti familiari a cui ritornare anche dopo la morte, come volle suo padre che lí fu sepolto dopo una lunga vita spesa ad alleviare le sofferenze del prossimo in varie parti del mondo.
Un racconto nostalgico e commovente, quello di Bianchini, che ha fatto notare agli alunni come lo shock che lui aveva subito da bambino, quando si era trovato a sfiorare la morte, sia lo stesso che provano ora tanti bambini costretti a vivere nella guerra e nella violenza: mutismo, incapacità di sorridere e di giocare, incubi notturni e insonnia sono le ferite che ritornano in ogni tempo e in ogni luogo in cui la guerra domina sulla pace.
“Peccato non aver trattato ancora la Seconda Guerra Mondiale nel programma di Storia – ha commentato la professoressa Giovanna Tassi durante il dibattito finale – Attraverso questo film i ragazzi avrebbero potuto comprendere meglio il significato e le implicazioni di quel tragico momento storico. Comunque il messaggio è arrivato chiaramente, lo si è visto dall’attenzione con cui hanno seguito il racconto del regista e dalla commozione che molti di loro hanno manifestato alla fine del film. Anche stavolta la nostra scuola è riuscita a proporre un’esperienza altamente formativa ai suoi alunni”.
Al termine dell’incontro, Paolo Bianchini, che è anche ambasciatore Unicef, ha consigliato la visione del suo ultimo docufilm “Il cannone della pace”, che ha suscitato unanimi consensi a livello internazionale, e si è reso disponibile a collaborare di nuovo con la scuola per approfondire insieme ai ragazzi i temi del valore della pace, della solidarietà e della cooperazione per la costruzione di un mondo migliore.














