La Galleria Nazionale dell’Umbria ospita dal 10 marzo al 9 giugno 2024,un’altra prestigiosa iniziativa che farà scoprire al grande pubblico, la figura del Maestro di San Francesco, uno degli artisti più importanti del Duecento, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue.
Così, nell’ambito delle celebrazioni per l’ottavo centenario dall’impressione delle stigmate a san Francesco, lo scorso sabato, alla presenza del Ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano, del Direttore della Galleria Costantino D’Orazio e dei curatori Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli, Emanuele Zappasodi, è stata la mostra “L’enigma del Maestro di San Francesco. Lo stil nuovo nel Duecento umbro”, in cui tra i sessanta capolavori, compare la meravigliosa croce di Gualdo Tadino, conservata presso la Rocca Flea.


A lato infatti del Maestro di San Francesco sono state ricostruite le figure di comprimari come il Maestro delle Croci francescane e il Maestro della Santa Chiara, grazie all’eccezionale presenza, per quest’ultimo, della pala agiografica proveniente dalla Basilica della santa, datata 1283, e della monumentale croce dipinta del Museo Civico Rocca Flea di Gualdo Tadino.
Dopo un accurato restauro, la Croce lignea è tornata al suo antico splendore. Si tratta dell’opera più antica presente nelle collezioni del Museo Civico Rocca Flea, proveniente dalla prima chiesa urbana dei Francescani, successiva al loro trasferimento in città (1241 circa) dal modesto insediamento extra moenia di Valdigorgo, poi sostituita dall’attuale Chiesa di San Francesco, eretta a partire dal 1293 e consacrata nel 1315.
Era consuetudine delle comunità francescane trasferire, negli spostamenti di sede, da una chiesa all’altra gli oggetti di culto più importanti.
Il Duecento fu un secolo di grandiosi sommovimenti, sociali, economici e culturali. L’Umbria fu la regione che meglio seppe assorbire e rielaborare la rivoluzione religiosa e culturale provocata dalla nascita degli ordini mendicanti. L’Umbria e Assisi, dove furono create alcune delle opere pittoriche più singolari dell’epoca, divennero il nuovo fulcro europeo nel sistema delle arti, nel quale emerse la misteriosa figura del Maestro di San Francesco, cui gli studiosi non sono ancora riusciti a dare un nome, così chiamato dalla tavola con l’effigie del Santo dipinta su un’asse dove, secondo la tradizione, Francesco spirò, conservata all’interno del Museo della Porziuncola presso il Santuario di Santa Maria degli Angeli ed eccezionalmente esposta nella mostra perugina.

“Un momento fortemente identitario per la comunità di Gualdo Tadino – ha detto il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti – che vede un’opera non marginale e di straordinaria bellezza artistica e liturgica, fare bella mostra di sé nella preziosa esposizione della Galleria Nazionale dell’Umbria, diventando oggetto, da parte dei curatori, di ulteriori studi e ricerche che si sostanziano attraverso il catalogo che accompagna l’esposizione”.
L’iconografia è quella, di origine bizantina, del Christus patiens (cioè sofferente), che si affiancò, fino a sostituirla, a quella più antica del Christus triumphans (cioè vittorioso sulla morte).
“Secondo lo schema iconografico più affermato – spiega Catia Monacelli, Direttrice del Museo Civico Rocca Flea e del Polo Museale della città – il corpo inarcato del Cristo doloroso è affiancato nei terminali dalle figure della Vergine e di San Giovanni, testimoni secondo il Vangelo del suo supplizio, mentre nel suppedaneo la minuscola figura di San Francesco genuflessa ai suoi piedi conferma la committenza francescana, additando alla devota meditazione del fedele il sangue sparso dal Salvatore per la redenzione degli uomini”.