Scoprire le origini di un luogo importante per la comunità dal punto di vista culturale, artistico e devozionale. Questo l’obiettivo del meeting dal titolo “Santuario della Madonna della Ghea: storia, arte e devozione”, organizzato nei giorni scorsi dal Lions Club di Gualdo Tadino presso il Santuario della Madonna della neve alla Ghea di Purello.
L’incontro, moderato dal dottor Alfredo Villa e al quale ha portato i saluti il sindaco di Fossato di Vico Lorenzo Polidori, è stata l’occasione per riflettere sull’origine del santuario. Un tema su cui si hanno poche informazioni certe. Si suppone che il santuario sia stato costruito su un luogo sacro molto più antico, abitato prima dagli Umbri e successivamente dai Romani.
Lo storico Matteo Bebi ha guidato la platea a ritroso nei secoli, fino alla fine dell’Impero Romano d’Occidente, e illustrato varie ipotesi storiografiche anche sulla base del destino di luoghi simili nelle vicine Marche. Spesso, infatti, in luoghi come il vocabolo della Ghea, ovvero poggioli in posizione di vantaggio dal punto di vista difensivo e in prossimità di importanti arterie viarie, nel caso di questo Santuario la via Flaminia, sorgevano degli abitati fortificati, evoluzione di precedenti domus romane. Nel caso della Ghea non c’è documentazione archeologica che possa corroborare queste ipotesi, almeno al momento, ma risultano comunque interessanti e degne di essere prese in considerazione.
All’excursus storico è seguita una riflessione sul valore artistico della statua della Madonna della Ghea, a cura della professoressa Francesca Cencetti. La statua di legno è del XII-XIV secolo e normalmente viene custodita nella chiesa parrocchiale di Purello, ma per l’occasione è stata portata al Santuario. La professoressa Cencetti ha sottolineato le particolarità di questa statua, per esempio il fatto che la Madonna non indossa un velo, è infatti ritratta con i capelli castani sciolti sulle spalle, e tiene in mano un globo su cui posa la mano Gesù Cristo. Una simbologia ricca di significato e non usuale.
Ma la storia della Madonna della Ghea è anche la storia di una devozione che si snoda lungo i secoli: lo ha ricordato don Raniero Menghini, parroco di Purello e rettore del Santuario. Come tanti dei presenti all’incontro, don Raniero è cresciuto in queste zone, la statua della Madonna ha vegliato le sue preghiere di bambino e poi di uomo che ha scelto il seminario. Alla sua protezione si sono rivolti in tanti e in molti hanno chiesto la sua grazia. Anche chi da Purello e dal circondario è partito per emigrare in America, chi soffriva lontano da casa e nei momenti difficili o nelle ricorrenze pensava a quella Madonna nella chiesa del loro paese natio.
Lo scrivevano anche nelle loro lettere gli emigrati: “Noi qui sottoscritti vostri parrocchiani al presente ci troviamo uniti in questo paese di Hibbing, in remotissima contrata (…) Voi siete fortunati potendo a vostro comodo fare delle solenni feste alla Nostra Cara Madre Maria della Ghea”. Questo uno stralcio commovente di una lettera inviata da purellani andati a cercar fortuna in America, letta dal moderatore Alfredo Villa.
E’ stata un’occasione partecipata per scoprire le radici di un luogo speciale che è una parte importante della storia e delle radici di una comunità.