“Lupetto dei Bianchi, guerriero sorridente”, il saluto di Mario Donnini a David Anderlini

  • Un ricordo struggente, autentico e pieno di affetto. Il giornalista Mario Donnini ha voluto salutare così David Anderlini, scomparso prematuramente, con parole che ripercorrono amicizia, infanzia e valori condivisi. Un tributo sincero a chi ha vissuto con discrezione e intensità.
    Davide era molto conosciuto a Gualdo Tadino, dove ha lavorato per tanti anni come bancario ed è stato tra i primi storici fiondatori di Porta San Donato.
    Bersagliere, ha fatto parte del contingente italiano inviato in Libano nei primi anni ’80, la prima missione armata dell’esercito fuori dai confini nazionali dalla fine della Seconda guerra mondiale, con il compito di proteggere la popolazione civile.

Ciao, Davide.

Proprio non pensavo di doverti salutare. Non sapevo neanche che stavi male, a dirla tutta. E sinceramente non avevo messo in conto che potessi mai andartene, un giorno.

Perché eri, sei e sarai uno di quei simboli belli di un’era sospesa della mia vita e penso anche della tua. Un po’ fatata, che comincia dalla fanciullezza e arriva fino alla gioventù.

Ci conosciamo ai lupetti del Sor Antonio, c/o istituto salesiano d’inizio Anni ’70. Tu nella squadriglia bianchi, io dei neri, quando le contrapposizioni di colore fanno solo divertire. Difatti ridiamo spesso, anzi, quasi sempre. L’imprinting è quello.

Capelli corvini e lisci, gli occhi sottili, il sorriso contagioso. Eri un bambino carino dentro e fuori, direi ora.

E poi una vita né vicini né lontani, come capita in provincia, nella stessa piazza, paralleli, non più bianchi né neri, ma neanche grigi, dai, mai troppo attaccati e mai distanti, pronti comunque a farsi una birra insieme, a dividere tante cose in comune, mille storie. Un’epoca dolce.

Sei uno speciale, Davide, e ce ne rendiamo conto presto. Per noi il militare è una visita, un “lo giuro” sforzato, una gitarella strana o che, invece per te diventa una cosa seria. Sei uno dei pochi della mia generazione a poter dire d’aver fatto la guerra.

Peace keeping in Libano, nel contingente italiano. Roba seria.
Cavolo. Il lupetto dei bianchi goes to war.
Eri la dimostrazione che la vita cambia.
Certe sere, da diciottenne, andando a letto, ti pensavo.
Avevo smesso da poco di giocare a soldatini e tu eri in Libano.

Poi, un giorno, il ritorno. T’eri lasciato il barbino che ti dava un approccio inedito, very maschio e quel tuo sorriso innocente sembrava per un attimo aver preso una piega vissuta anche se non sottilmente crudele. Ma era una cosa che con te non c’entrava nulla, difatti lo tagliasti subito.

Chissà quante cose avrai da raccontare – mi e ti dicevo.
E invece niente. Niente o quasi.

E lì scoprii il vero Davide Anderlini.

C’è gente che con un Car a Senigallia ci colora un’odissea narrativa, andandoci avanti una vita, tu no.
Zero racconti o quasi, nessuna smargiassata o storie esagerate.

Macché. Un sorriso discreto, come ai tempi dei lupetti, sormontato da occhi sottili come sempre, dotati di una luce più sgamata, ma senza urgenza di dimostrarlo.

L’essenza bella di Davide.

Quella di non voler essere mai al centro dell’attenzione, ma un passo indietro e uno di lato. Tranquillo, discreto. Sostanziale.
Col sorriso che negli anni diventa la copertina serena di uno stile.

In banca, a casa, con la fionda, in bici o in guerra, allo stesso modo. Con misurato carattere, positivo, lieve, piacevole, tosto e sereno, sorvegliato e disponibile, nobilmente sottotraccia.

Fuori dai coni di luce, mai in cerca dell’Oscar, eppure sempre, stupendamente, tra i migliori attori non protagonisti.

Perché tu, Davide, sei la dimostrazione che meno è più e che sottrarsi alle lusinghe del palcoscenico consente comunque di arrivare a segno.

Essendoci eccome, in un modo bellissimo.

Eri uno degli ultimi impiegati della Popolare di Gualdo Tadino, ma è roba da adulti e proprio non ci riesco, a ragionare in questo modo.

Per me sei sempre restato quello dell’era fatata.
Che importa se la vita poi divide peggio d’un sorteggio di coppa.
Eri sempre un sorriso, e dietro il sorriso uno tosto e dietro uno tosto, un sistema di valori.
Il resto, appunto, è vita.

Va così. Ci si incontra una volta ogni decennio, ci si guarda e ci si riconosce, sorprendendosi per ciò che è cambiato e ciò che è restato uguale.

Tu, lo stesso d’allora. Eguale luce pulita e intelligente, negli occhi. A sottendere un piccolo mondo comune, pronto a tornare in ogni attimo e che non tornerà mai più.

Caro Davide, non ho piani per il futuro, adesso.
Non so se ci rivedremo ancora.

Vorrei tanto credere in quel posto fatto di paradisi e purgatori, con angeli e santi, più i diavoletti di sotto. Magari fosse. Speriamo.

La faccio più breve e simpatica, alla Tiziano Sclavi, come piace a quelli bravi, agli scrittori di fantavita.

Deve esserci da qualche parte nell’universo, tra infinite dimensioni, un mondo parallelo in cui tutti noi di quei tempi andati ci incontriamo ancora, nella piazza di Gualdo, gremita, la sera alle sei. E non siamo più lupetti ma la guerra e la vita non sono ancora arrivate e restiamo lì, felici.

Senza fretta, senza pensieri e senza troppe sfide da vincere.

Okay, facciamo che ci si vede là, caro Davide.

Mario Donnini


Alla famiglia di Davide le più sentite condoglianze da parte della redazione di Gualdo News.

Articolo precedenteAlla Biblioteca di Gualdo Tadino arriva la “Caccia al Tesoro tra i Libri” per bambini da 7 a 10 anni
Articolo successivoA Casacastalda torna Beercollando, due serate tra birra artigianale, musica e sapori locali
Redazione Gualdo News
Gualdo News è il nuovo portale di informazione 2.0 della città di Gualdo Tadino.