Sabato 2 e domenica 3 agosto i radioamatori dell’Associazione Radioamatori Italiani – Sezione di Perugia hanno effettuato la quarta prova di copertura radio in VHF dalla vetta del Monte Serrasanta.
L’attività si inserisce in una serie di test avviati in modo sistematico da quattro anni, dopo una lunga pausa: “Avevamo iniziato negli anni ’80 – spiega il presidente della sezione perugina, Francesco Fucelli – poi ci siamo fermati per diversi motivi. Ora siamo tornati sul Serrasanta per addestrare i nostri operatori e migliorare l’efficienza delle comunicazioni radio”.echo adrotate_group(2);
Le prove hanno l’obiettivo di addestrare gli operatori radio ad operare in maniera efficiente in qualunque condizione operativa e di verificare quali sono i migliori sistemi di antenna per collegare in maniera efficiente, senza l’uso di ponti radio o di satelliti, la maggior parte del territorio italiano e anche europeo.
Quest’anno è stato testato un nuovo sistema con un fascio più ampio, capace di raggiungere un’area più vasta. I risultati sono stati significativi: “Siamo riusciti a collegare stazioni radioamatoriali di diversi Paesi europei tra cui Polonia, Germania, Macedonia, Bulgaria, Romania, Austria e fino ai confini con l’Ucraina”.
Circa venti i radioamatori coinvolti, provenienti non solo dall’Umbria ma anche da altre regioni italiane. “Abbiamo allestito e smontato la stazione in giornata – aggiunge Fucelli – e ci prepariamo al prossimo appuntamento, il primo weekend di settembre al Colle della Trinità, dove opereremo anche in HF per coprire l’intero globo. Lo scorso anno abbiamo raggiunto le Isole Fiji e gli Stati Uniti”.
L’attività ha anche una funzione strategica: “Addestriamo i nostri operatori a intervenire in scenari di emergenza senza infrastrutture e senza ponti radio – sottolinea Fucelli – La nostra associazione gestisce le sale radio di tutte le Prefetture d’Italia, all’interno della rete Zamberletti, nata per garantire comunicazioni affidabili in ogni situazione”.
Con oltre 130 soci nella sola sezione di Perugia e 12.000 in tutta Italia, l’ARI continua a essere un punto di riferimento per la comunicazione d’emergenza. E cresce anche l’interesse dei giovani: “Sempre più ragazzi e ragazze sotto i 25 anni si avvicinano a questo mondo – conclude Fucelli – È un segnale importante per il futuro di questo servizio”.
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