In Waldum – Voci da una città che racconta, il reportage di Sara Bossi dà spazio alle storie che hanno costruito, giorno dopo giorno, l’identità del territorio di Gualdo Tadino. Racconti fatti di lavoro, relazioni, gesti semplici e costanti, spesso lontani dai riflettori ma profondamente radicati nella vita della comunità.
In questo contributo, la voce è quella di Tina Megni, per tutti la “cara amica Tina”: una donna e una bottega che, per decenni, sono state molto più di un negozio, diventando a Gaifana un punto di riferimento umano prima ancora che commerciale.
EPISODIO 22 – UNA VITA DI LAVORO, RELAZIONI E FIDUCIA: LA STORIA DI TINA MEGNI
Santa Megni, da tutti conosciuta come la “cara amica Tina” nasce il 18 marzo 1944.
Sono andata ad intervistarla nel suo negozio di Gaifana, dove tuttora lavora e che con grande rammarico aprirà per l’ultima volta a dicembre di quest’anno, godendosi finalmente una spensierata e meritatissima pensione.
Iniziamo con il dire come siamo arrivati qui. Tina nasce da genitori di Rigali e purtroppo li perderà presto, il padre quando aveva 17 anni e la madre quando ne aveva 33.
Una volta cresciuta e diventata una bella e giovane donna si sposerà con Giulio Materazzi e si trasferiranno a Perugia; lui lavorava nella segreteria dell’Università di Scienze Politiche a un passo da Elce, dove abitavano.
Tina amava vivere a Perugia, era solita passeggiare di mattina tra le vie del centro per comprare qualcosa al mercato ed osservare le tante vetrine di negozi che si affacciavano e che tuttora si affacciano lungo il corso, prendendo spunto e imitando talvolta quei modelli che vestivano i manichini, creando vestitini e tutine per le sue figlie.
I genitori di Giulio infatti avevano un negozio di vestiti e nonostante Tina fosse una mamma a tempo pieno e non abitasse nemmeno a Gualdo quel periodo, comunque riusciva a trovare il tempo per aiutare sua suocera Vittoria Fiaoni nel girare per i magazzini, scegliere capi, costruire relazioni con la clientela, la stessa che si sarebbe portata dietro per tutta la vita, ma ancora non lo sapeva.
Tina ricorda con grande affetto sua suocera, la ricorda come una seconda mamma, una donna dalle mani d’oro, che viveva per accontentare gli altri e che non conosceva la stanchezza.
Di giorno al bancone e di sera di fronte alla macchina da cucito almeno fino alle tre di notte. Una donna che ha lasciato alla moglie di suo figlio una grande eredità e non parlo di quella patrimoniale, ma affettiva.
Tina grazie a lei ha imparato un mestiere, ma soprattutto ha imparato come dare consigli alle persone, come rassicurarle davanti ad uno specchio che sembra sempre rovinare la tua immagine. Di come si possa aggiustare il mondo con un ago e un filo e di quanto sia bello svegliarsi ogni mattina con la voglia di andare a lavorare.
Tina non ha orari o meglio, fa dei turni come tutti, ma se trovi che è chiuso, che sia domenica o dopo le 20:00, basta suonare il campanello di casa e lei scende ad aprire il negozio.
La disponibilità è la sua “chiave” e la gentilezza e la dedizione sono ciò che l’hanno portata fino ad oggi ad amare e portare avanti la sua attività.
Tina ora ha le figlie grandi, nipoti e gatti che tutti i giorni si prendono cura di lei e la invitano a prendersi un po’ di riposo.
Una vita di continuo lavoro mi ha detto, con qualche passeggiata qua e là, ma senza troppe vacanze.
La soddisfazione non deriva solo dalle sue vendite, ma da tutte le conoscenze acquisite in questi anni.
Vedere le stesse persone che da trent’anni varcano quella porta e che ogni volta si fermano per un saluto, due chiacchiere e un caffè permette di farci capire quanta fiducia abbia trasmetto Tina in tutto questo tempo e quanto possa essere piacevole farsi consigliare a scambiare due parole con lei.
Ora che gli anni di lavoro sono stati consumati nel miglior modo possibile, è tempo che Tina si riposi e che passi le giornate come meglio crede; con i suoi amati gatti e nipoti.
Nessuno dei suoi clienti la dimenticherà mai e sono sicura che almeno per i primi tempi l’abitudine di suonare al campanello non passerà e che Tina, già stufa della pensione, scenderà dalle scale per aprire il negozio ancora un volta e far felice una sua amica, con due chiacchiere e un caffè.
Ciao Tina, complimenti per il tuo instancabile impegno. E grazie per esserti prestata al progetto.

















