L’Umbria registra una crescita delle aziende straniere, che nel decennio 2002-2012 sono aumentate del 35,4% (da 7.222 a 9.792), ma questo incremento non compensa il calo delle imprese italiane, che in quel periodo sono diminuite di 3.831 unità. Il ‘buco’ accumulatosi nella decade è quindi di 1.271 imprese.
È quanto emerge da un’indagine curata dall’Ufficio comunicazione e stampa della Camera di Commercio dell’Umbria, basata su dati Infocamere-Unioncamere.
Il 10,3% delle aziende in Umbria è di stranieri, contro il 7,5% di dieci anni fa. Nonostante questa crescita, la regione è oggi sotto la media nazionale. Inoltre, la quota di aziende gestite da stranieri comunitari è più elevata della media nazionale, rappresentando il 28,1% delle imprese di stranieri presenti in Umbria.
Fossato di Vico, con il 19% di imprese di stranieri sul totale di quelle presenti nel suo territorio, è il comune umbro con la percentuale più alta. Seguono Attigliano (18,3%), Tuoro sul Trasimeno (17,8%), Valtopina (15,2%), Parrano (14,8%) e Montegabbione (14,6%).
Tra i comuni più grandi, Umbertide registra la percentuale più elevata di imprese di stranieri (13,9%), seguito da Terni (13,8%), Gualdo Tadino (13,6%), Foligno (12,5%) e Perugia (12,3%). In coda si collocano invece Narni, Orvieto, Todi, Gubbio (7,7%) e Assisi.
Quasi tutti i comuni della Fascia Appenninica si collocano in alto in questa classifica, con Valtopina al 15,2%, Scheggia e Pascelupo al 14%, Costacciaro all’11,9% e Nocera Umbra al 10,4. Unica eccezione è Sigillo (7,6%).
In termini assoluti, il comune umbro con il maggior numero di imprese straniere è il capoluogo di regione, Perugia, con 2.194 aziende su 17.801 totali, seguito da Terni con 1.490 imprese su 10.802 totali.
