Giovedì 13 agosto si è aperto il Corciano Festival con l’inaugurazione della mostra Medialismi 2.0’2.0, curata dal professore Gabriele Perretta, critico di nota fama che ritorna per il secondo anno consecutivo a presenziare la manifestazione umbra.
Alla collettiva, occasione di riflessione circa il ruolo dell’arte tra comunicazione, media, segni e valori, hanno preso parte anche due artisti gualdesi, Barbara Amadori e Nello Teodori. Tre le sezioni interessate: Manifesti, Impronte e Stendali.
L’opera “Io sono una sedia? Tu sei una porta!” di Amadori, realizzata appositamente per l’occasione, è tra i manifesti affissi pubblicamente per le strade del borgo, inseriti nel piccolo contesto urbano a insistere “particolarmente sulla contestualizzazione di ricerca nello specifico linguistico della strada”.
Il lavoro, di sicuro impatto, in cui a dominare la scena sono due sedie, è un inno all’attesa, un invito a fermarsi, ad andare al di là della superficie, scendendo a fondo e mettendosi in ascolto, di se stessi e dell’altro. Ecco che la sedia diviene una porta di accesso alla riflessione e al dialogo, un ponte di comunicazione. Lo scenario richiama iconicamente ed emotivamente la scuola, non a caso nel lavoro trova spazio un cancellino, oggetto emblematico della didattica tradizionale, ma anche l’ambiente psichiatrico con le sue sedute di analisi. Il primo dialogo innestato è già quello di immagine e parola che convergono verso la costruzione di senso.
Con questo contributo l’artista prosegue il proprio discorso legato all’interazione tra immagine, sedute e narrazione: basti pensare all’opera Sulla scrittura (Per un diario a più voci), esposta nella scorsa edizione del festival e definita “timica” dal critico Perretta, o al lavoro Io (riflettendo su una sedia) conservato nel Museo del somaro di Gualdo Tadino.
Nello Teodori, già presente l’anno passato con lo stendale “Artista sarai tu”, crea una forte interazione con lo spazio, che tradisce la natura dell’architetto; nel lavoro “L’arte non è uguale per tutti” la parola si fa immagine, pensiero, atto politico e provocatorio.
Lo slogan viene mostrato nella sua concretezza, per mezzo dello striscione sito ai piedi della foto risalente all’inizio degli anni Novanta, foto in cui un gruppo di amici ostenta lo striscione stesso in uno sfondo bucolico (nella fattispecie il viale di Villa Fassia a Gubbio). L’arte diviene fatto sociale nell’opera di Teodori, che interpreta appieno il concept della mostra Medialismi: il pubblico viene provocato dallo slogan, simbolo per eccellenza della cultura di massa, che in questa sede è sollevato a oggetto, o meglio soggetto, artistico.
Sono in gioco il ruolo dell’arte e dell’artista tra media e società di massa, come non pensare quindi a L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin, e proprio da Benjamin viene in effetti mutuata da Perretta l’epigrafe della mostra: “L’unico interesse della mia vita è stata l’espressione”.
Il lavoro di Teodori ha ripreso vita, in occasione della giornata di inaugurazione, nella nuova performance improvvisata e guidata dall’artista che ha invitato i presenti a riprendere in mano lo striscione, interagendo con esso in diverse pose.
La mostra sarà visitabile fino al 13 settembre 2020.