I Domini Collettivi dell’Umbria impugneranno la nuova legge regionale sulle acque minerali. La decisione, anticipata nelle scorse settimane, è stata ufficializzata con una nota del Coordinamento Regionale.
Per i rappresentanti degli enti esponenziali degli usi civici, la legge da poco approvata dall’Assemblea legislativa dell’Umbria “non ha purtroppo tenuto conto di alcuna delle indicazioni e dei suggerimenti che avevamo inviato durante i lavori preparatori al fine di tutelare i principi fondanti delle suddette Comunità”.
“Essa introduce invece un precedente gravissimo, un sostanziale esproprio da parte della amministrazione Regione Umbria di tutte le facoltà connesse alla proprietà collettiva, ai danni dell’ambiente e delle comunità residenti, in totale spregio delle normative nazionali“, scrivono i Domini Collettivi.
Le Comunità Originarie sottolineano che “i corpi idrici contribuiscono enormemente al mantenimento dell’ambiente e alla “biodiversità” e pertanto “la loro contrazione o loro scomparsa avrà gravi ripercussioni su tutto il territorio circostante, cosa che è già ben visibile in alcuni ambiti dove sono scomparse sorgenti, torrenti e fiumi che alcuni dei quali hanno una ridotta portata d’acqua.”
Per i Domini Collettivi “la nuova normativa regionale va ad inficiare il vincolo naturalistico e paesaggistico delle terre appartenenti alle Proprietà Collettive e su quelle gravate dai diritti di uso civico come stabilito dalla legge 7 agosto 195 n. 431 meglio conosciuta come “legge Galasso” e dalla più recente legge 168/2017, senza tener conto che si compromette la tutela ambientale a danno di tutti in quanto non è garantita la reimmissione delle acque”, sottolineando che “si può captare tanta acqua quanta ne entra altrimenti le generazioni future cosa avranno da bere?“
“Per tali motivi che tutte le Associazioni Agrarie, comunque siano esse denominate appartenenti all’intero territorio regionale, in una riunione tenutasi il 9 Aprile scorso, hanno deciso all’unanimità dei presenti, e loro malgrado, di intraprendere tutte quelle iniziative utili e necessarie, presso le dovute sedi, a far modificare la norma in questione e anche se possibile per la sua abrogazione.”
I Domini Collettivi ritengono questa legge “un atto grave, che va contro anche ai principi sanciti dall’art. 11 bis dello Statuto regionale e gli atti tutelativi che ci costringerà ad adottare sono una sconfitta per tutti ed uno spreco di risorse, ma speriamo serva da monito: le comunità locali non accetteranno più alcun sopruso che vada contro legge, competenze e tutela ambientale, né contro quei principi universali recentemente richiamati anche da Papa Francesco sull’accesso all’acqua come “un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, condizione per l’esercizio degli altri diritti umani”.