Mecenatismo, storia di passione

  • di Antonella Frontani

Si parla spesso di mecenatismo nel mondo dell’arte ma, vi chiedo, avete mai incontrato un vero mecenate?

Per un’appassionata di musica come me, incontrare Nadia e Giuseppe Gaspari per il tempo di una prima colazione, è stato più che altro un viaggio affascinante.

Ospiti presso l’Antico Monastero di San Biagio, Resort Hotel situato a Nocera Umbra, mi aspettavano placidi, sereni, per assecondare il mio desiderio di ascoltare la narrazione di una storia d’amore: quella per la musica.

Non ero curiosa di sapere solo gli aspetti tecnici, economici e organizzativi legati al funzionamento di una virtuosa fondazione; io volevo “sentire” l’anima di un progetto che sostiene realmente l’arte, in questo caso, la musica. Volevo vedere lo sguardo di Giuseppe durante il racconto e i gesti che avrebbero accompagnato il flusso della passione.

Nell’atmosfera serafica di un luogo votato al silenzio come il Monastero di San Biagio, mi sono trovata di fronte un uomo sereno e risoluto, capace. Sguardo fiero e gesto deciso, segni inconfondibili di un leader.

Giuseppe Gaspari, imprenditore di successo, ha dato vita alla Gaspari Foundation con l’obiettivo di accogliere giovani artisti e professionisti affermati per costruire progetti culturali e favorire scambio di inediti e idee innovative, sostenere il dialogo tra multidisciplinarietà e strategie tradizionali. Favorire le eccellenze. Bene. Ma come si traduce tutto questo in magica realtà? Cos’è che trasforma le buone intenzioni in un miracolo? “La passione”, risponde Giuseppe…”Solo la passione”.

La nostra chiacchierata continua mentre il suo sguardo s’infiamma. L’efficientismo, la razionalità, il coraggio che non può lesinare nella gestione di un grande gruppo industriale lasciano il posto all’amore per la musica, linguaggio familiare che ha accompagnato la sua infanzia.

“Sostenere i giovani musicisti”, continua Giuseppe “vuol dire aiutarli nel processo di crescita che li trasforma da esecutori a interpreti. Vuol dire favorire quel flusso magico che può stabilirsi tra l’artista e il pubblico. Vuol dire occuparsi del loro percorso umano, che mi sta a cuore quasi più di quello artistico”.

Ecco, cosa intendevo quando parlavo di mecenatismo. Volevo “sondare” il terreno emotivo, quello che spinge un capo d’azienda a mischiarsi per un attimo di vita nei meandri tortuosi dell’anima, che solo l’arte può perscrutare e consolare.

So bene che serve la capacità organizzativa di Giuseppe per far funzionare una realtà come la Gaspari Foundation, ma, nel corso di quella piacevole colazione è l’amore per la musica e per i suoi giovani talenti che muove le corde di quella chiacchierata.

Giuseppe non è più solo un leader, ma un leader appassionato, dunque, molto più coraggioso. In quell’incontro, però, non siamo soli. Siede accanto a noi, Nadia, sua moglie da cinquantacinque anni. Musa ispiratrice di ogni suo progetto e, soprattutto, Presidente Regionale dei Gruppi di Volontariato Vincenziano del Veneto e Trentino, una grande compagine di persone votate all’accoglienza e all’assistenza di tutti coloro che vivono ai margini della società, della vita. Nadia ascolta assorta la nostra chiacchierata. Il suo sorriso è dolcissimo. Dalla semplicità che muove ogni suo gesto scaturisce un’inarrivabile eleganza. Non ha bisogno di clamore perché tutto emerge facilmente: autorevolezza e generosità.

La mia domanda a Giuseppe risulta immediatamente banale: ”La Fondazione e il Gruppo di Volontari collaborano?” “Ho imparato tutto da Nadia”, risponde. ”Ho imparato che nel mecenatismo, come nel volontariato, si può ricevere molto più di quanto si doni”. Mi sento sciocca per non aver ricordato che la bontà è contagiosa e può creare dipendenza…

Quando il nostro incontro finisce, me ne vado felice di averli conosciuti e di sapere che il Festival di San Biagio, ormai approdato a scenari internazionali, potrà contare anche sulla collaborazione di Giuseppe e Nadia.

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Redazione Gualdo News
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