Da Gualdo al Sudafrica: Marta El Khayat, prima tirocinante italiana in fisioterapia all’Università di Pretoria

Partita con l’idea di fare un semplice tirocinio formativo, una studentessa italiana di fisioterapia presso l’Università di Perugia, ha trovato in Sudafrica molto più di quanto cercasse.

In un ospedale pubblico di Pretoria, tra reparti affollati e risorse limitate, Marta El Khayat ha scoperto il vero significato del prendersi cura. 

Il suo, sostiene, non l’ha vissuto come un primato da esibire, ma come un invito silenzioso a dare il meglio, con rispetto per ciò che rappresentava e curiosità per ciò che avrebbe imparato.

Qui ho imparato che le mani possono parlare più delle parole“, racconta Marta. “Quando la barriera linguistica sembrava insormontabile, bastava un gesto gentile o uno sguardo comprensivo per creare un ponte con i pazienti“. 

Nelle corsie ha incontrato storie che l’hanno cambiata per sempre: uomini e donne che affrontavano il dolore con una dignità commovente, bambini che sorridevano nonostante tutto, operatori sanitari che donavano il proprio tempo senza risparmiarsi. 

Vedere come i miei colleghi locali riuscivano a ottenere risultati straordinari con mezzi così limitati mi ha fatto rivalutare tutto ciò che davo per scontato – ammette la studentessa gualdese – Le nostre attrezzature in Italia sono più avanzate, ma loro hanno una capacità di ascolto che dovremmo imparare”. 

L’esperienza più preziosa? “Capire che a volte basta semplicemente esserci. Stare accanto a una persona mentre lotta per riconquistare un movimento, un passo, un gesto quotidiano… è in quei momenti che la fisioterapia diventa qualcosa di più grande”. 

Ora che è tornata, porta con sé una certezza: “La vera terapia comincia quando smetti di vedere solo la patologia e inizi a vedere la persona”. Una lezione che non dimenticherà, né come professionista né come essere umano.

Il mio augurio – conclude Marta El Khayat – è che sempre più giovani della nostra terra abbiano il coraggio e l’opportunità di guardare oltre i confini, aprendosi alla complessità del mondo con occhi curiosi e cuore aperto, con la consapevolezza che in esperienze come questa ciò che si riceve è molto di più di quanto si riesca a dare.

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Redazione Gualdo News
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