La sua vita è stata profondamente segnata dagli eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale e in particolare dall’essere stato rinchiuso nel campo di concentramento di Mauthausen, nell’alta Austria. Remo Bonomi, 92 anni portati con grande energia, è da ieri cittadino gualdese.
L’onorificenza gli è stata conferita all’unanimità dal consiglio comunale di Gualdo Tadino e consegnata dal sindaco Massimiliano Presciutti nella sala consiliare del municipio, alla presenza dell’onorevole Walter Verini, degli assessori Emanuela Venturi e Fabio Pasquarelli, dei consiglieri di maggioranza Alessio Passeri, Maria Grazia Carlotti, Valentina Allegrucci e di quelli di minoranza Roberto Morroni, Erminio Fofi e Brunello Castellani, oltre alle forze dell’ordine e militari.
Nato il 6 ottobre 1924 a Pettinengo, in provincia di Biella, sposò Marisa Pucci, recentemente scomparsa, nata a Torino ma di origine gualdese, con la quale ha sempre vissuto nel capoluogo piemontese, pur mantenendo costantemente vivi i suoi rapporti con Gualdo Tadino e in particolare con la frazione di San Pellegrino dove è tuttora residente la figlia Fabrizia Maria.
Il racconto dei suoi lunghi mesi trascorsi nel lager austriaco è contenuto nel libro “Il nonno racconta la guerra…e la prigionia” di Marcello Guidubaldi. In esso vengono ripercorsi i momenti più terribili di quella detenzione con la descrizione delle efferate crudeltà perpetrate nei confronti di tutti i prigionieri e soprattutto dei più deboli ed indifesi, fino a decretarne la morte come se nulla fosse.
“Tale testimonianza – riporta la motivazione per cui è stata assegnata la cittadinanza onoraria – assieme a tutte le cose scritte e raccontate nei libri, in televisione o dai sopravvissuti, è fondamentale per evitare alle giovani generazioni di ricadere negli errori del passato. E Remo Bonomi ha avuto la forza di portare la sua storia nelle nostre scuole, dove i “nostri figli” hanno potuto ascoltare direttamente, da chi le ha vissute in prima persona, le sofferenze e le umiliazioni fisiche e morali subite nei campi di sterminio, dovendosi ritenere persino un privilegiato per essere uno dei pochi sopravvissuti ad un progetto di annientamento di massa del quale gli autori diretti hanno addirittura tentato di far sparire ogni traccia materiale. Egli ha testimoniato tutto ciò malgrado abbia spiegato come… “il racconto ed il ricordo di quei giorni terribili mi provocano un’emozione molto intensa, come se il tutto fosse accaduto soltanto ieri. Dopo mi occorre una settimana per riprendermi”.
Durante le celebrazioni è stato inoltre ricordato, attraverso la deposizione di una corona presso il monumento ai caduti, il 73esimo anniversario dell’eccidio di piazza Martiri.