Crollo verticale della produzione di miele in Umbria nel 2017. La causa principale è la siccità, che ha provocato una forte riduzione del polline. In Italia la produzione è scesa in media del 70%, in Umbria si è arrivati all’80%. Le stesse api, già a rischio per la presenza di pesticidi e di alcuni insetti “importati” da altre zone del mondo che distruggono gli alveari, sono a rischio sopravvivenza per la mancanza di acqua e di polline.
Anche nell’eugubino-gualdese, dove da diversi anni opera la Cooperativa Apicoltori Gubbio-Gualdo Tadino, il trend è lo stesso. Il prezzo, a causa della bassissima produzione, è salito di molto.
Questi dati verranno trattati nel corso del prossimo appuntamento di Mielinumbria, giunto alla sua ventesima edizione, in programma il 5 novembre a Foligno. Il presidente di Apau (l’Associazione Produttori Apistici Umbri) Vincenzo Panettieri ha anticipato che “quest’anno la produzione di miele è crollata da 20 chilogrammi ad alveare a 3 chilogrammi. Ciò ha comportato la non organizzazione della mostra mercato, proprio per la mancata produzione di miele, ma si terrà una tavola rotonda sulla situazione dal titolo ‘Clima, risorse nettarifere, orizzonte sanitario: le nuove sfide per l’apicoltura umbra’. Le api rappresentano un’importante risorsa per la biodiversità, ma ogni anno ci sono problemi per la produzione, tra siccità, pesticidi e malattie” ha sottolineato.