Lo spazio infinito del mondo si è ridotto a pochi metri. Il piccolissimo tempo che si aveva si è dilatato in modo impressionante. Due dimensioni da sempre e per sempre legate tra loro da un filo sottile ma indistruttibile.
Il 2020 consegnerà alla Storia una mole di dati impressionanti; il crollo del sistema globale, i disastri politici, le tensioni delle comunità, le strutture sociali, la scala di valori, l’oblio degli incapaci, il mondo del lavoro, la libertà di movimento, la religiosità, l’umanità, lo stesso concetto di spazio e di tempo. Di spazio-tempo.
Chi studierà il marzo 2020 dovrà sudare per analizzare le ripercussioni che ha portato un piccolo nemico invisibile. Faticherà a capire com’era l’uomo “prima”.
Convenzionalmente il Medioevo finisce nel 1492. Con la “scoperta” del continente americano inizia l’Epoca Moderna. Ogni passaggio è in qualche modo opinabile, ma in un certo senso traumatico e simbolico. Nel 476 Odoacre fissò negli occhi l’ultimo imperatore d’Occidente, benché ci fosse ancora Giulio Nepote, ma non è fondamentale ai fini della simbologia, e si prese l’Italia inviando le insegne imperiali a Costantinopoli. Romolo Augusto veniva scacciato.
Noi veniamo scacciati.
Cadeva lentamente un’epoca, quella antica. Ci misero anni per accorgersene. Fummo solo noi a decretarlo, per convenzione appunto, ma qualcosa mutò sul serio in modo irreversibile.
E sono i mutamenti sociali, politici ed economici che contraddistinguono un’epoca dall’altra.
Ci metteremo anni per accorgerci di tutto quel che è successo.
Potremmo allora ben dire che stiamo vivendo la fine di un’epoca. Il momento ci appare vorticoso e repentino, accelerato rispetto ai passaggi del passato, certo, così com’è accelerata, o meglio com’era accelerata, la nostra società.
Ma esso rappresenta pur sempre un passaggio di consegne, la fine di un modello di vita che, con le sue pur rilevanti differenze, ci ha definito per secoli.
2020; addio Età Moderna.
Saremo diversi, e si spera migliori. Saremo sempre noi stessi, ma forse con una marcia in più. Saremo forse più uniti, dopo essere stati divisi. Forse saremo anche più accorti, attenti, più devoti nei confronti dell’altro, del fragile, del nostro Paese, della nostra città. Forse ameremo di più la Terra, sarebbe auspicabile.
Resistiamo per vincere la più grande guerra dell’uomo. Un bel passo, piuttosto sconosciuto, del nostro Inno Nazionale, recita;
“Uniamoci, amiamoci,
L’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore”
Non c’è bisogno di parafrasi o commento alcuno. Insieme siamo più forti, da sempre. Facciamo in modo di diventare una comunità vera, forse la nuova epoca, a cui ci inchiniamo, ce lo concederà.
Resisti Gualdo!
Chissà come sarà il mondo nel futuro, quello in cui occuperemo un capitolo d’un testo scolastico…
Matteo Bebi