C’è una categoria di lavoratori che quando verrano riprese le attività dovrà invece rimanere al palo almeno per un anno. E’ quella degli orchestrali e di tutte le attività lavorative che gravitano attorno a quello che il coronavirus ha letteralmente spazzato via: gli eventi estivi.
E’ di questi giorni la notizia della costituzione della Unione Orchestre Spettacolo Italiane, nata proprio per sensibilizzare il Governo sulla loro situazione.
Dell’associazione è entrata a far parte anche l’orchestra gualdese di Andrea Fiorentini. “Rischiamo di non lavorare fino a marzo 2021 e per qualcuno di noi potrebbe essere la fine” – ha detto il musicista.
L’Unione Orchestre Spettacolo Italiane ha scritto una lettera aperta a tutte le testate giornalistiche “a nome di migliaia di formazioni musicali, orchestre spettacolo che si spostano tutti i giorni raggiungendo locali, eventi di piazza, sagre, fiere e portando la cultura ricreativa in tutta Italia”.
Le orchestre significano aggregazione e quindi le imprese di questa categoria sono state le prime a fermarsi. “Rischiamo anche di essere gli ultimi a poter ripartire e inoltre la stagione estiva sarà quasi sicuramente compromessa – si legge nel comunicato stampa – Si ipotizza la ripresa il prossimo anno o addirittura dopo l’arrivo del vaccino“.
“Molti di noi probabilmente non ce la faranno. Rischiamo di scomparire e abbiamo la responsabilità dei nostri dipendenti. Intere famiglie che vivono solo con il nostro lavoro. Inoltre abbiamo alle spalle leasing e finanziamenti“
“Noi orchestre siamo parte attiva della filiera della cultura, turismo e spettacolo – scrive la neonata associazione – Legati alle nostre attività ci sono anche manager, tecnici audio, video ed editori. Qualcuno potrebbe discriminarci, perchè forse siamo la parte meno nobile, ma siamo certamente quella più popolare e fortemente radicata nelle nostre tradizioni culturali. Abbiamo contribuito a rendere viva l’Italia, abbiamo fatto ballare, incontrare, conoscere e sposare milioni di persone nella sale da balle, sulle piazze italiane e nelle oltre 40mila sagre sparse nel nostro Paese. Siamo perciò un’espressione di aggregazione popolare e di socializzazione con il più ampio spirito ricreativo e socio culturale“.
L’appello della UOSI è accorato: “Siamo a rischio estinzione, chiediamo attenzione da parte di tutti gli organi di stampa in una campagna di sensibilizzazione affinché nessuno rimanga invisibile, nessuno sia inutile e nessuno discriminato“.