E’ stato presentato ieri pomeriggio nella chiesa monumentale di San Francesco il Palio 2024 dei Giochi de le Porte realizzato dall’artista Emiliano Alfonsi.
Il drappo, al momento dello svelamento, è stato accolto da un applauso scrosciante da parte dei tantissimi portaioli che hanno affollato la chiesa.
Testo critico a cura di Catia Monacelli
direttore Polo Museale di Gualdo Tadino
Il Palio di San Michele Arcangelo 2024, realizzato con grande maestria tecnica dall’artista Emiliano Alfonsi, è ricco di simbolismi e dettagli affascinanti, la cui lettura può avvenire in senso ascendente o discendente, senza che se ne alteri il significato. La composizione è incastonata in uno spazio che richiama un trono, nel cui apice campeggia il richiamo geometrico della Cattedrale di San Benedetto con il suo inconfondibile rosone, emblema di fede e devozione, seguito dal riconoscibile Nodo di Salomone, che rappresenta l’unione indissolubile tra Cielo e Terra.
Al centro troviamo la figura angelica di San Michele Arcangelo, omaggio al patrono di Gualdo Tadino, santo protettore dei Giochi de le Porte, raffigurato come un guerriero celeste, il cui viso è incorniciato da una chioma rossa e fluente, con una espressione serena e al contempo determinata, dotato di ali ampie e luminose, che cingono alle estremità i monogrammi dell’Alfa e dell’Omega, il principio e la fine di ogni cosa.
San Michele Arcangelo indossa un’armatura dorata e tiene in una mano la lancia per sconfiggere il Male e nell’altra la bilancia, tradizionalmente associata nell’iconografia cristiana al Giudizio finale, quando le anime saranno pesate per determinare la loro destinazione eterna. La bilancia è anche simbolo di Giustizia divina, l’equilibrio tra il bene ed il male, ma in senso più generale tra le forze cosmiche. Sul suo petto è raffigurato un medaglione con il Beato Angelo, compatrono insieme a San Michele Arcangelo della città Gualdo Tadino e figura altrettanto importante per la comunità, nell’anno in cui si celebra il Settimo Centenario dalla sua morte (1324-2024).
All’artista Emiliano Alfonsi in questo drappo va il primato dell’aver raffigurato per la prima volta il volto dipinto del Beato Angelo secondo la ricostruzione bio-archeologica emersa dalle analisi delle spoglie, commissionata dal Comitato per i festeggiamenti del Settimo Centenario ad un gruppo di esperti. A fare da cornice una ghirlanda di biancospino trafitta dallo stelo del fiore di lino che sboccia alla sua sommità, a memoria del miracolo avvenuto la notte del 14 gennaio 1324 in cui germogliarono, al passaggio del feretro, campi di lino e siepi di biancospino.
La scelta dei colori è molto significativa. Il rosso evo richiama la passione e la forza, l’oro rappresenta la divinità e la regalità, mentre i colori degli stemmi posti in senso orario alle estremità creano un gioco di contrasti visivamente coinvolgente e rappresentano le contrade che si disputano la vittoria: San Facondino, San Donato, San Benedetto e San Martino, dipinti dall’artista così come nell’impianto urbanistico che nel XIII secolo Federico II di Svevia volle conferire a Gualdo, commissionando la costruzione di una cinta muraria con ben diciassette torri di difesa e le quattro porte principali.
“Un collo adorno di pietre e merletti incornicia tre simboli, il ferro (Marte), lo zolfo (Saturno) e il mercurio (l’omonimo pianeta) che, nella loro traduzione alchemica, ci dicono che Michele è colui che decide e permette la trasformazione tramite l’accesso al mondo celeste, con la sua lancia di ferro colpisce il drago rappresentato da Mercurio, elemento basso e pesante, che indica la putrefazione e la necessità di trasformazione”, così nell’esegesi dell’autore.
Nella gonnella dell’armatura sono rappresentate simbolicamente le sfide: le gare dei somari che aprono e chiudono la competizione, il tiro con l’arco e la fionda. Il pregevole componimento pittorico di Emiliano Alfonsi evoca nel suo complesso un senso di spiritualità, forza e giustizia. San Michele Arcangelo, protettore, veglia sulla comunità e sulla competizione del Palio.
EMILIANO ALFONSI – NOTA BIOGRAFICA
Emiliano Alfonsi nasce a Roma nel 1980, da diversi anni vive e lavora a Spoleto. Durante gli studi accademici, oltre ad approfondire la pittura da cavalletto, con un particolare interesse per l’arte fiamminga, si dedica allo studio dell’antica lavorazione delle vetrate artistiche e dei mosaici secondo i dettami della tradizione medievale.
Le sue opere a carattere monumentale sono custodite, ad oggi, in più di settanta strutture pubbliche e private. In Italia, ad esempio, ricordiamo la vetrata-lucernario nella platea centrale dello storico teatro Salone Margherita di Roma, mentre altri lavori si trovano in Spagna, Orlando, Repubbica del Benin, Tokio.
Infrangendo il rapporto spazio-temporale tra l’Opera e lo Spettatore, i suoi dipinti raccontano della dimensione dell’essere umano sacralizzato attraverso un meticoloso studio del ritratto come icona o come allegoria. L’antica tecnica della tempera all‘uovo in Emiliano Alfonsi si sposa con figure e volti della contemporaneità.
Numerose ad oggi le esposizioni personali e collettive presso gallerie, musei e luoghi di cultura che lo hanno reso protagonista, restituendo alle sue opere la possibilità di entrare a far parte di prestigiose collezioni.Recente la musealizzazione del dipinto Sacrum tus entrato a far parte della collezione permanente del Museo MAB di Caltagirone.