Dopo la partecipazione al Catania Fringe Festival dello scorso anno, lo spettacolo “Tutti credettero che l’incontro tra i due giocatori di scacchi fosse casuale – una storia su Aldo Moro”, prodotto dalla compagnia Arte & Dintorni e scritto e diretto da Marco Bisciaio per la regia di Marco Panfili, continua il suo viaggio teatrale.
Quest’anno lo spettacolo è stato selezionato per il prestigioso Fringe Milano Off, che si sta svolgendo in questi giorni nel capoluogo lombardo, andando in scena per quattro giorni consecutivi.
Il Fringe Milano Off, sezione del festival che da anni porta sulle scene milanesi una pluralità di linguaggi artistici, si arricchisce di contributi internazionali: il concept di questa edizione, infatti, è il viaggio, che simboleggia l’incontro di culture e prospettive diverse, riflettendo un programma multidisciplinare e multilingue. Le compagnie partecipanti, provenienti da vari Paesi, sono state accuratamente selezionate da una commissione di esperti del settore.
Lo spettacolo: un viaggio nel 1978
Al centro dello spettacolo di Arte & Dintorni c’è il rapimento di Aldo Moro, figura politica di primo piano della Democrazia Cristiana, sequestrato il 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse. Quell’anno segnò profondamente la storia italiana, con il drammatico sequestro e l’assassinio di Moro dopo 55 giorni di prigionia, eventi che cambiarono per sempre il corso della nostra Repubblica.
Il monologo, interpretato Marco Bisciaio, alterna momenti di forte intensità a episodi più leggeri, creando un ritmo dinamico che cattura il pubblico. La cronaca di quei giorni, i comunicati delle Brigate Rosse, le lettere disperate di Aldo Moro e le dichiarazioni politiche del tempo vengono raccontate in parallelo con eventi sportivi e culturali di quel cruciale 1978, come l’odissea dell’esploratore Ambrogio Fogar e del giornalista Mauro Mancini, il leggendario incontro di boxe tra Muhammad Alì e Leon Spinks, e la tragica morte di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia lo stesso giorno in cui fu ritrovato il corpo senza vita di Moro.
Tra gli elementi più suggestivi dello spettacolo ci sono i richiami alle parole di Pier Paolo Pasolini, che sembrano quasi profetizzare il dramma di quegli anni. La regia riesce a fondere tensione e riflessione, offrendo uno spaccato storico che tocca profondamente lo spettatore.