Una giornata partecipatissima, quella di sabato 1 febbraio, che ha visto il progetto Sulle orme di Matteo da Gualdo ad Assisi, impegnato in una visita guidata alle opere del pittore gualdese.
Oltre cinquanta persone hanno calcato i passi degli uomini del Quattrocento, ripercorrendo la storia di Matteo ma anche di chi era con lui nella città serafica, e quindi immaginare quel che avrebbe potuto trovare e vedere ad Assisi il maestro del Rinascimento Eccentrico.
La partenza presso la Piazza del Comune per raccontare le armi dipinte sul Palazzo dei Priori, oggi non più visibili, e quindi l’abitazione di Matteo nei pressi di Santa Chiara, già dettagliatamente illustrata da Matteo Bebi nel saggio “Strada Sancte Clare – Luoghi e opere di Matteo da Gualdo ad Assisi”.
Assieme alla guida di Myriam Minconetti e con la partecipazione della direttrice dell’Ufficio diocesano per i beni culturali, Francesca Cerri, il gruppo di è quindi diretto verso San Francesco. Un tragitto utile a spiegare l’arte degli spezieri, dalle botteghe dei quali Matteo poteva acquistare i materiali necessari, la sede dei maestri comacini e quindi dei notai, coi quali certo il gualdese era strettamente in contatto.
Presso l’Oratorio dei Pellegrini il curatore del progetto, Matteo Bebi, ha descritto nel dettaglio l’opera di Matteo, datata al 1468, rimarcandone il forte influsso padovano – squarcionesco, non senza menzionare gli altri pittori presenti nella chiesa, ovvero il Mezzastris e l’Ingegno, e colui il quale era un tempo presente sulla facciata dell’ospitale con Matteo, Niccolò di Liberatore detto l’Alunno.
Piero Trevisi, curatore del Graff-IT Project, ha illustrato al gruppo i molti graffiti presenti nell’oratorio, visione coinvolgente ed entusiasmante per tutti.
Tappa intermedia la chiesa di San Paolo, dove Matteo ha affrescato una Madonna col Bambino in trono tra Santa Lucia e Sant’Ansano, e dove Bebi ha rimarcato il forte legame del pittore con i notai assisiati: il committente dell’opera, che compare in basso, indossa il lucco, tipico abito del notaio.
Dulcis in fundo il Museo Diocesano e Cripta di San Rufino, dove sono conservati un affresco staccato, opera commissionata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, e il cosiddetto Trittico di San Rufino, un tempo a Palazzo di Assisi. Qui il gruppo, oltre a continuare il viaggio nella storia di Matteo da Gualdo, ha potuto anche scoprire com’è stata restaurata la tavola.
Un percorso per riscoprire Matteo da Gualdo e al contempo immergersi nelle bellezze del territorio e nelle storie dei tanti protagonisti che la hanno segnato in maniera indelebile.