Con 13 voti favorevoli della maggioranza (Pd, M5S, Avs, Tp-Ud e civici) e 8 contrari del centrodestra (FdI, FI, Lega, Tp-Uc), il disegno di legge intitolato “Disposizioni in materia di tributi regionali” ha superato il vaglio dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. Una giornata intensa, iniziata tra cori e striscioni davanti Palazzo Cesaroni, e proseguita con scontri verbali accesissimi tra i banchi dell’Aula.
La seduta fiume, durata quasi dieci ore, è arrivata dopo settimane di polemiche incrociate culminate con l’occupazione dell’aula da parte dei consiglieri del centrodestra.
Approvato prima del voto finale il maxi emendamento proposto dall’assessore Tommaso Bori – che ha interamene sostituito il testo originario della manovra – che ha ridotto il gettito fiscale atteso da 323 a 184 milioni, introdotto una esenzione per tre anni per i redditi fino a 28mila euro, limato l’aumento dell’Irap e cancellato quello del bollo auto.
Nel dettaglio la manovra introduce un aumento progressivo dell’addizionale Irpef a partire dal 2025: 0,50% per i redditi lordi fino a 15mila euro (esentati però da maggiorazioni), 1,79% tra 15mila e 28mila euro, dell’1,89% tra 28mila e 50 mila euro, del 2,1% per quelli oltre i 50mila euro. Per i redditi tra 28mila e 50mila euro, l’aliquota sarà dell’1,89%, con una detrazione fissa di 150 euro. Nessuna maggiorazione per i redditi fino a 28mila euro fino al 2027.
Sul fronte Irap, l’intervento scatterà dal 2026 con una maggiorazione dello 0,40% sull’aliquota ordinaria, portandola al 4,3%. Restano invece invariate le misure sul bollo auto, inizialmente ipotizzate.
Nella relazione allegata si legge la motivazione dell’intervento: un combinato disposto di tagli ai trasferimenti statali per circa 40 milioni di euro, un deficit strutturale nella sanità pari a 34,2 milioni e la necessità di ricostituire il fondo di dotazione delle aziende sanitarie umbre (38,5 milioni da spalmare in tre anni). Bori ha parlato anche della necessità di garantire la continuità dei servizi essenziali quali, oltre la sanità, il trasporto pubblico locale, i servizi agli studenti, la cura del territorio e il contrasto alla povertà.
Durissime le reazioni delle opposizioni. Il centrodestra, compatto, ha votato contro la manovra definendola “opaca e dannosa”, accusando la giunta di aver costruito una “narrazione menzognera” sul deficit, e ha visto respinti tutti gli emendamenti e ordini del giorno proposti. Tra questi, quello che chiedeva di abrogare l’aumento dell’Irpef, quello sull’Irap, un sistema di detrazioni legato al numero dei componenti del nucleo familiare, e la richiesta che le entrate superiori ai 34 milioni e 200 mila euro fossero utilizzate solo per la tutela della salute.
Prima del voto finale, la maggioranza ha approvato un articolato ordine del giorno per impegnare la Giunta a “salvaguardare il sistema sanitario regionale” e contrastare i processi di privatizzazione, rafforzando la medicina territoriale, investendo sul personale sanitario e introducendo una visione integrata della programmazione della spesa sanitaria.
Tra i punti più significativi: lo sviluppo della medicina di prossimità, la promozione dell’invecchiamento attivo, il rafforzamento della sorveglianza epidemiologica, l’innovazione tecnologica (e-health e medicina di precisione), e un maggiore coordinamento tra Regione e aziende sanitarie.
Non sono mancati momenti di tensione, sia dentro che fuori dal Palazzo. In Aula il confronto si è acceso con toni aspri: accuse di strumentalizzazione, interruzioni reciproche e qualche applauso ironico hanno scandito le ore del dibattito.
Fuori, in piazza Italia, si sono radunati cittadini, studenti e comitati che hanno espresso il loro dissenso contro “l’aumento delle tasse che colpisce tutti tranne chi dovrebbe contribuire di più” tra striscioni, tamburi e slogan contro “la tassa sulla salute”. Si è rischiato lo scontro tra sindacati e sostenitori del centrodestra, ma la situazione non è degenerata.