“Waldum – Voci da una città che racconta” è un progetto di Sara Bossi, studentessa di Lettere e Civiltà moderne, dedicato a riportare alla luce le storie e le tradizioni che hanno segnato la vita della comunità gualdese.
In questa puntata Sara raccoglie le parole di Annamaria Baglioni, che con affetto ricorda Maria Bellucci, donna devota e caritatevole, e la sua speciale tradizione del “pane dei morti”. Un gesto di condivisione e amicizia che univa i gualdesi, custodito nella memoria del nostro territorio.
EPISODIO 3 – IL “PANE DEI MORTI” DI MARIA BELLUCCI
Ho avuto il piacere pochi giorni fa di parlare con Annamaria Baglioni, che conosco ormai da diversi anni visto il rapporto che mi lega ad Anastasia, mia sorella acquisita.
Annamaria, nostalgica, mi ha raccontato della sua infanzia, delle belle tradizioni che avvolgevano Gualdo e questo mi ha fatto comprendere ancora di più che una bella città è il risultato non solo di un gioco di pietre e monumenti, ma di belle persone.
Annamaria nasce nel 1947, nella nostra Gualdo.
Abitava al centro, in via Rosati.
Un centro ricco di persone, un vicinato amichevole, tanti bambini: un’infanzia rosea e vivace.
È così che arriviamo a parlare di una persona che Annamaria ricorda con affetto, la descrive come una donna devota, caritatevole, gentile, nobile d’animo.
Grazie al permesso di suo figlio, il Dottor Giocondo Bellucci, mi permetto di citare il suo nome: Maria Bellucci.
La Signora Maria abitava al centro, vicino al forno che ora per noi è più che un’istituzione: il forno Di Loreto.
Quando ancora questo era di dominio pubblico, Maria ha portato avanti una tradizione per diversi anni.
Ogni primo novembre, tante persone gualdesi si riunivano davanti la sua casa e aspettavano tra una chiacchiera e l’altra “il pane dei morti”.
Proprio così, Maria in quei giorni si dava da fare per impastare tanto pane quanti erano i cittadini che passavano lì davanti la sua casa e lo regalava: un gesto di amicizia, di condivisione.
Centinaia di “filette” di farina di granoturco da donare ai passanti: una tradizione culinaria, ma soprattutto d’incontro.
Perché attendere la distribuzione della “filetta” significava rincontrarsi, attendere e parlare, salutarsi e augurarsi le miglior cose.
È questo che rende viva una tradizione, non è solo il pane servito a tavola della signora Maria, ma sono le persone che la rendono un’occasione da rifare e rifare ancora…fino a renderla tale.
Le consuetudini cambiano nel corso del tempo, è naturale e spontaneo.
La signora Maria non impasta più, quando si parla di pane dei morti ora si intende un dolce tipico lombardo e non una filetta di farina di granoturco, ma non è questo a spegnere il ricordo di una persona.
Mi piace pensare, perdonatemi se mi permetto, che forse questa tradizione non è poi così lontana.
Con affetto mi rivolgo al Forno di Loreto, che da anni riempie le nostre case, le nostre scuole, i nostri uffici di merende, momenti, pause.
Maria ha iniziato proprio lì, in quel forno e indifferentemente dalle persone che ci sono passate, quel forno è sempre rimasto.
E Gualdo lo ricorda e lo onora ogni giorno, perché la “pizzetta de Di Loreto”, non è solo una buona pizza, è tradizione.
Grazie Annamaria, grazie Dottor Bellucci e grazie Signora Maria per aver commemorato per lunghi anni la bellezza delle piccole cose.














