In questo episodio del suo reportage Waldum: voci da una città che racconta, la studentessa universitaria Sara Bossi ci accompagna in un nuovo viaggio nella memoria e nelle vite dei gualdesi che hanno attraversato confini, scelte difficili e ritorni carichi di significato.
Questa volta il racconto è dedicato a Franco Chiucchi, emigrato due volte e tornato altrettante, un uomo che ha trasformato la fotografia in mestiere, rifugio e linguaggio per non perdere il filo della sua storia personale. La sua vicenda intreccia Gualdo Tadino, la Francia e il Lussemburgo, ma soprattutto intreccia sguardi: quelli catturati dal suo obiettivo e quelli che Franco rivolge a una città che continua a sentire casa sua, anche dopo anni di lontananza.
EPISODIO 21 – FRANCO CHIUCCHI, LO SCATTO CHE RESTA
Franco nasce in Francia, da genitori gualdesi emigrati per motivi di lavoro come altre 490 mila circa tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. A nove anni torna a Gualdo e qui conclude i suoi percorsi di studi.
Si laurea nel 1984 in Biologia presso l’Università di Perugia e lavora come informatore medico per almeno dieci anni.
Nel frattempo cresce la sua passione per la fotografia, che lo accompagnerà per tutta la vita e diventerà a tutti gli effetti un lavoro quando presso gli Ex Orti Mavarelli apre il suo negozio ‘Il Fotografo’, che in molti sicuramente ricorderanno.
Tanti gli anni passati a fotografare ogni scorcio di Gualdo e ogni volto della nostra città durante I Giochi de le Porte, la Processione del Venerdì Santo e le tante manifestazioni che hanno attraversato le nostre vie.
Dopo anni di intenso lavoro e passione, con grande rammarico Franco è costretto a chiudere l’attività e rifare le valigie insieme a sua moglie Marisa Passeri, originaria di Nocera, per tornare in Francia.
Prima di un trasferimento definitivo intraprendono un’attività commerciale, ovvero la vendita di prodotti umbri in territorio francese. Partivano qualche giorno ogni mese e grazie al prestito di un garage di un loro amico ad Audun Le Tiche vendevano formaggi, salumi, carne, olio buono…tutti alimenti della nostra amata terra che venivano molto apprezzati all’estero da stranieri, ma anche dai tanti emigrati a cui mancava il sapore e l’odore del pranzo della domenica a casa in Italia.
Uno scambio di qualità molto apprezzato ed anche ricercato se vogliamo, visto la nomea che accompagna i nostri cibi in tutto il mondo. Lo stesso percorso, mi permetto, che porta avanti da anni la San Francesco Food di Gualdo Tadino, raccogliendo una clientela che si dirama tra Lussemburgo, Francia e Belgio.
Dopo un periodo di questo ‘via vai’, Franco e Marisa si stabiliscono di nuovo e definitivamente in Francia.
Per molti anni risiederanno ad Audun Le Tiche, Franco lavorerà prima in Belgio presso l’azienda Ferrero e poi in una concessionaria Skoda.
La fotografia non l’abbandona anche se ora non è più il mestiere portante, ma comunque restano le sue grandi abilità e l’immancabile passione.
Ogni scorcio rappresenta un ricordo e ogni ricordo è un pezzo di puzzle che si aggiunge all’enorme quantità di paesaggi, persone, attimi fuggenti che Franco ha incontrato.
Le foto che vedrete scorrere sono solo quattro, ma molto significative per Franco. Perché tante volte quello che per noi è un tramonto, per chi sa guardare è il ricordo di qualcosa che se ne va.
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Franco me le ha descritte, allora oggi lascio le sue parole, perché nessun altro potrebbe dirlo meglio. Descrizione in ordine delle foto che vedrete scorrere nel video:
‘‘La prima foto rappresenta un po’ il punto di partenza e di ritorno. E’ il mio posto preferito dove vengo spesso per fare il pieno di tranquillità’’.
Un luogo che tutti conosciamo, dove sporadicamente potremmo andare, ma che inspiegabilmente potremmo chiamare casa per le sensazioni che lascia.
“La seconda è emblematica, è una zona in cui sono stato. Rappresenta il passato, con l’altoforno ristrutturato e il presente con una biblioteca ultra moderna’’.
Due strutture che al di là delle loro funzioni rappresentano la continuità del tempo ed i mutamenti che ne conseguono.
“La terza è iconica e rappresenta lo sviluppo industriale e la Centrale nucleare di Cattenom’’.
Un paradosso quello dei rami degli alberi imponenti che sembrano abbracciare ciò che potenzialmente potrebbe essere pericoloso per la natura stessa .
‘‘E per finire l’immagine che rappresenta la cosa che per prima si cita quando si parla del Lussemburgo: il clima è molto più clemente a Gualdo di quanto lo sia a Lussemburgo’.
Un verde prato nascosto da uno strato di brina e delle nuvole impervie che stanno per coprire il cielo azzurro.
Nonostante il mio format è ormai in bianco e nero oggi lascerò il video a colori, perchè fanno da protagonisti nelle foto di Franco.
Vorrei aggiungere che Franco fa questo lavoro da una vita e la sua abilità lo dimostra. Negli anni a volte e per molti motivi i sogni possono essere accantonati, ma questo a lui non è accaduto.
La vita vi porterà a prendere decisioni ardue, il lavoro vi porterà lontano da casa e dai vostri amici o dalla vostra famiglia. Cogliere un’occasione diversa da ciò che vi aspettavate non preclude l’abbandono di ciò che da sempre amate fare, anche se al momento non è gratificante come vorreste, tornerete.
Può spaventare, soprattutto a noi giovani che da un giorno all’altro ci troviamo con la valigia in mano sperduti in un crocevia di strade dove nessuno ha un volto familiare. Potrete tornare in qualsiasi momento, quindi vi conviene provarci.
Franco è tornato a casa nell’amata Gualdo Tadino e quest’anno, come nei vecchi tempi, ha riempito la sua macchina fotografica di persone, scorci, vicoli nei tre giorni che più animano la nostra piccola, ma calorosa città: i Giochi de le Porte.
Grazie Franco e complimenti perché è soprattutto con “il mestiere dello scatto” che certe testimonianze restano vive nel tempo.













