Tra una birra artigianale Flea e una riflessione sull’“io narrante”, martedì 22 luglio la Rocca Flea Gualdo Tadino si prepara ad accogliere alle ore 21 uno spettacolo che promette di far pensare e sorridere.
Si intitola “Appunti di letteratura” ed è scritto e interpretato da Marco Bisciaio, attore, autore e, all’occorrenza, anche psicologo letterario da palcoscenico. Lo spettacolo – ospitato in uno dei luoghi simbolo della città grazie all’organizzazione dell’Associazione Arte e Dintorni e alla collaborazione con il Polo Museale e il Comune di Gualdo Tadino – è un viaggio tra parole, racconti, lampi di ironia e riflessioni che, garantisce l’autore, “non fanno male, al massimo fanno venire voglia di leggere”.
In questa intervista (seria, ma non troppo) con il protagonista proviamo a capire cosa ci aspetta la sera del 22, tra citazioni colte, battute taglienti e magari qualche consiglio di lettura da portare sotto l’ombrellone (per chi può andare al mare).
Marco, perché si dovrebbe venire a vedere uno spettacolo che parla di letteratura?
Infatti non dovrebbe.
Cioè, è estate, fa caldo, c’è il mare, Netflix, il gelato…
E io cosa faccio? Metto in piedi uno spettacolo con Dante, Leopardi e Calvino.
Tre tipi che – diciamolo – non sono esattamente i re della movida.
Quindi dici che Appunti di Letteratura è uno spettacolo inutile?
Assolutamente sì.
Mentre il mondo crolla a pezzi, tra razzi e dazi, sull’orlo di una terza guerra mondiale… io metto in scena uno spettacolo di letteratura.
Cioè, faccio come gli opossum: quando le cose si mettono male, mi fingo morto.
Invece di combattere, resistiamo.
E resistiamo leggendo.
Perché la letteratura è questo: l’arte di perdere tempo nel modo più necessario possibile.
Oggi ha senso parlare di letteratura davanti a un pubblico?
Sì. Proprio oggi.
Perché la letteratura non è solo una materia scolastica o una passione da collezionisti di parole.
È un modo per affrontare il caos senza scappare.
Non per spiegarlo, ma per starci dentro.
Quando leggi Dante, Leopardi o Calvino oggi, non li stai studiando.
Li stai ascoltando mentre parlano di te. Del tuo disordine, delle tue paure, del tuo bisogno di bellezza.
Lo spettacolo non è una lezione e non è nemmeno un omaggio accademico: è un incontro.
Un’oretta in cui cerchiamo di capire più noi stessi grazie ad altri che hanno scritto prima di noi.
C’è un tono ironico in tutto questo. È voluto?
È inevitabile.
Non puoi parlare seriamente di Dante senza finire a ridere – se lo fai sul serio.
L’ironia è l’unico modo per restare vivi dentro i testi.
Altrimenti diventano oggetti sacri, e quando qualcosa diventa sacro, smettiamo di toccarlo.
Io invece voglio toccare, rovistare, inciampare.
Non sarà da sbellicarsi dal ridere ma dentro c’è ironia anche per avvicinarci di più a quei tre mostri sacri che sono Dante, Leopardi e Calvino.
Cosa deve aspettarsi chi verrà il 22 luglio?
Una serata strana.
Uno con un microfono, tre scrittori morti.
Non ci sono effetti, quinte, luci teatrali.
Parleremo di coraggio, soprattutto del vostro nel venire ad una serata del genere.
Lo spettacolo è gratuito. La birra no.














