Torna il fascino del presepio vivente “Venite Adoremus”

Dopo il grande successo degli scorsi anni, torna per la sua terza edizione il presepio vivente “Venite Adoremus”, organizzato e realizzato dall’Associazione Culturale Capezza presso gli orti dell’Istituto delle suore del “Bambin Gesù” di Gualdo Tadino, con il patrocinio Comune di Gualdo Tadino e la collaborazione dell’Istituto Bambin Gesù e del Polo Museale.

Ancora una volta lo splendido scrigno racchiuso tra le mura di uno dei quartieri storici del centro cittadino ospiterà la rievocazione della Natività di Cristo, secondo l’interpretazione e la sensibilità, la devozione e l’incanto della grande arte rinascimentale italiana. Un allestimento che sembra protetto dallo scorrere dei secoli dalle mura del convento e che ridona vita e nuova luce alle sue architetture, tramite la narrazione delle umili attività lavorative e artigianali dell’Appennino umbro, il riadattamento delle vetuste strutture e la creazione di nuove suggestive scenografie, la messinscena di emozionanti quadri animati, la cura riservata ai costumi e ai dettagli dell’epoca, il grande pregio artistico della rappresentazione.

Il presepio – che prenderà vita dalle 17 alle 19.30 del 25 e 26 dicembre e vedrà ulteriori repliche l’1 e il 6 gennaio 2018 allo stesso orario e il 5 gennaio dalle 21 alle 23 – sarà quest’anno ispirato alla “Adorazione dei Pastori” di Domenico Ghirlandaio (1485), «dalla natura fatto per esser pittore», secondo la bella definizione usata per lui da Giorgio Vasari. Il dipinto e la realizzazione del presepio vivente seguono fedelmente l’iconografia tradizionale dei soggetti sacri del XV secolo, con la scena della Natività ambientata in uno spazio intimo e raccolto, in cui la regalità dell’evento evangelico si unisce alla concretezza del paesaggio e alla dignità dei suoi personaggi. A tale “umile concretezza” rispondono i tanti mestieri che il presepio metterà in scena, in spazi illuminati dal bagliore delle fiaccole e dei fuochi, con alcune interessanti novità. Tra queste, e sempre sulla scorta del dipinto quattrocentesco, l’inserimento di elementi scenografici che rimandano all’antichità greco-romana, tanto amata dalla cultura umanistica, grazie ai quali il Ghirlandaio riesce a fare dell’incarnazione di Cristo il punto supremo e culminante della gloria antica, abbracciando tradizione pagana e novità cristiana in un unico disegno.

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Redazione Gualdo News
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