GUALDO TADINO – La sezione WWF di Perugia, con un comunicato stampa a firma del suo presidente Sauro Presenzini sembra chiarire la posizione dell’associazione in merito alla vicenda Rocchetta, ma alle recenti querelle tra Mara Loreti e la Comunanza Agraria.
Secondo il WWF, quella che è racchiusa dentro la plastica delle confezioni la qualità delle acque in bottiglia è un losco è “una ricchezza naturale e un bene comune, che arriva a costare anche oltre un euro al litro”.
“Da mesi si sta dibattendo a Gualdo Tadino del ruolo della multinazionale Rocchetta Spa e le sue ricadute nel territorio – recita il comunicato – ma ad un analisi appena più approfondita non si può non notare che c’è qualcosa che non funziona. Ed infatti la recente sentenza a favore della Comunanza Agraria, mette una pietra tombale su tutti gli atti contra legem firmati e approvati dalla Regione”.
Presenzini fa notare come siamo ancora i più grandi consumatori di acqua in bottiglia, nonostante i progressi tecnologici e il miglioramento delle reti di distribuzione dell’acqua pubblica, che spesso fornisce acqua minerale fresca e di ottima qualità direttamente dal rubinetto. Il presidente del WWF perugino snocciola i numeri: “177 imprese e 287 marchi, 11 miliardi di litri all’anno bevuti da 38 milioni di italiani, quasi 5 miliardi di euro di fatturato e il primato mondiale di produzione, sono i numeri del business dell’acqua minerale made in Italy. Un vero affare per un prodotto che scende spontaneamente dal cielo, passa sulla terra e deve essere semplicemente imbottigliato e… pubblicizzato. Il raffronto dei prezzi tra acqua minerale e potabile è stupefacente: mediamente un litro di acqua minerale costa €0,40 al litro contro € 0,001 al litro dell’acqua potabile del rubinetto”.
“Per convincere i consumatori a comprare l’acqua in bottiglia, a scapito di quella quasi gratis del rubinetto – dichiara il WWF – nel 2005 gli imbottigliatori hanno acquistato spazi pubblicitari per oltre 400 milioni di Euro. Rocchetta spende 50 milioni di euro in pubblicità e lascia sul territorio di Gualdo Tadino, solo le briciole, ovvero 16mila. Questo la dice lunga su quale sia lo squilibrio e la sudditanza tra la tutela di un bene pubblico e l’esercizio corretto ed equilibrato dell’azione della Pubblica Amministrazione che viene invece percepita come girata in direzione opposta, distratta e assente nel contrasto del saccheggio del proprio territorio”.
A conclusione arriva la stoccata per la rappresentante locale del WWF. “Le posizioni locali espresse precedentemente da soggetto non riconosciuto dall’organizzazione, vengono radicalmente sovvertite dal Presidente del WWF di Perugia, unico titolare del marchio e del diritto di rappresentare le posizioni ufficiali dell’associazione ambientalista più grande al mondo. La rappresentanza locale, si precisa, con il nuovo assetto dell’organizzazione, è stata azzerata e non viene ora più riconosciuta come voce del territorio. Il WWF di Perugia che sta ora approfondendo la questione anche alla luce della sentenza che azzera tutti gli atti amministrativi emessi a qualunque titolo, si riserva ulteriori approfondimenti e azioni anche eclatanti, in ordine a nuove notizie da verificare, che se rispondenti al vero, esporrebbero a rilievi e censure di diversa natura, verso gli attori, di questa vicenda dai contorni opachi”.