Nessun comune umbro sopra i 10mila abitanti nel 2017 ha aumentato gli occupati. Questo il risultato del rapporto del settore Datajournalism di Mediacom043, diretto da Giuseppe Castellini, sull’andamento del mercato del lavoro (assunzioni, cessazioni, saldo, rapporto di sostituzione tra cessazioni e assunzioni).
In altre parole, in tutti – anche se con diversa intensità – le cessazioni dal lavoro hanno superato le assunzioni. Le perdite maggiori sono avvenute a Umbertide (ogni 100 cessazioni dal lavoro ci sono 92,3 assunzioni), Orvieto (ogni 100 cessazioni 92,3 assunzioni), Città di Castello (l’indice di sostituzioni qui è del 94,4), Marsciano (94,6), Spoleto (94,8) e Gualdo Tadino (95,0). Sempre tra i comuni oltre i 10mila abitanti, quello che perde meno occupati, quasi pareggiando le uscite dal lavoro e le assunzioni, è Assisi (indice di sostituzione 99,7).
Se si allarga invece lo sguardo tra tutti i comuni dell’Umbria sopra i 3mila abitanti (gli altri, quelli sotto tale soglia presentano dati poco significativi in assoluto), in 11 le assunzioni superano le cessazioni, aumentando quindi la base occupazionale, mentre 35 perdono base occupazionale, ossia le cessazioni superano le assunzioni. Il comune umbro sopra i 3mila abitanti che mostra il miglior rapporto di sostituzione nel 2017 è Cascia (109 assunzioni ogni 100 cessazioni). Seguono San Gemini (105,6) e Montecastrilli (104,5).
A livello territoriale aggregato per Centri per l’impiego (Cpi), tutti presentano riduzione del numero di occupati, con la situazione migliore nei comuni che fanno parte del Centro per l’impiego di Perugia (98,5 assunzioni ogni 100 cessazioni), mentre il rapporto di sostituzione peggiore lo presenta l’aggregato territoriale che fa riferimento al Centro per l’impiego di Città di Castello (95,2 assunzioni ogni 100 cessazioni).
A livello regionale, nel 2017 in Umbria ci sono state 146mila 474 assunzioni e 150mila 738 cessazioni dal lavoro (-4mila 264), con un rapporto di sostituzione pari a 97,2 (ossia ci sono state 97,2 cessazioni ogni 100 cessazioni).
Gualdo Tadino nel 2017, a fronte di 1.282 assunzioni, ha visto cessare 1.350 rapporti lavorativi, segnando un saldo negativo di 68 unità.
“L’andamento occupazionale in Umbria nel 2017 non è stato positivo – afferma Giuseppe Castellini, direttore del settore datajournalism di Mediacom043 – ma per dare una valutazione è ancora presto, al di là dei segni meno. L’Umbria, infatti, presenta un serio ritardo, soprattutto nei servizi, in termini di produttività. Bassa produttività (quella nei servizi nella regione è inferiore di circa il 30% rispetto alla media nazionale) significa bassi profitti delle imprese e quindi bassi investimenti, occupazione precaria e mal pagata, fragilità del sistema economico. Attendiamo i dati della crescita del Pil 2017 in Umbria (nel 2016 l’andamento del Pil è stato addirittura negativo, unico caso insieme a quello del Molise), che dalle anticipazioni non sembra comunque sia stata esaltante, per capire se la produttività sia aumentata, il che significa meno occupazione ma di migliore qualità”.
“Per come è messa l’Umbria – continua Castellini – se il sistema inizia a muoversi verso segmenti a maggiore valore aggiunto, quindi con una crescita del Pil superiore all’andamento degli occupati, non necessariamente è un male. Si tratterebbe di una situazione transitoria verso un mercato del lavoro più solido in futuro, meglio retribuito, più ‘ricco’”.
Certo – conclude Castellini – sarebbe meglio avere una crescita della produttività e una crescita simile per il mercato del lavoro. Ma i livelli di produttività dell’Umbria, a parte alcuni settori del manifatturiero che sono in linea, e talvolta superano, la media nazionale, non consentono che ciò avvenga. Solo che una crescita degli occupati senza crescita della produttività produce un’economia fragile, posizionata sulle fasce a minore valore aggiunto del mercato, esposta a crisi anche gravi. Mentre un aumento della produttività genera un’economia più forte, innovativa e competitiva, che garantisce nel medio-lungo periodo più ricchezza e più occupazione. Aver perso tanto terreno in termini di produttività costringe l’Umbria a recuperare terreno su questo fronte, a scapito dell’aumento dell’occupazione. È una verità che agli umbri va detta. Come affermava il Premio Nobel per l’economia, Milton Friedman, ‘nessun pasto è gratis’. Può esserlo per un po’, ma nel medio-lungo termine i conti si presentano e vanno pagati”.
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